mercoledì 20 gennaio 2016

Una notte a Roma Termini

C'è un ragazzo che cammina in modo strano. Ha una felpa scura ed il cappuccio tirato su. Indossa delle ciabatte. Di quelle che quando le vedi ai piedi di qualcuno e sei al mare, ti viene da dire "ecco un tedesco". Ma il mare non c'è. E nell'aria ci sono 4 gradi. Secchi come una piantina nel deserto del Sahara.

L'incedere di questo ragazzo è caratterizzato da 2 cose. Ad ogni passo muove il capo come se stesse mimando un "si". Ed ogni passo che mette è esattamente sulla stessa linea di cammino del passo precedente. Quando varia la sua direzione, lo fa con un angolo di 90 gradi. Come se fosse Pacman in uno dei suoi livelli-labirinti.

Ci sono io, all'uscita che da su via Giolitti di Roma Termini. Alle mie spalle c'è un grosso cancello interrato, che da qualche ora è stato tirato su, chiudendo di fatto la stazione e separando i suoi ambienti dall'esterno.

Guardo questo ragazzo camminare davanti a me. Ho un misto di paura ed adrenalina che come effetto mi restituisce una palpitazione accellerata ed un pugno, quello sinistro, stretto e pronto ad ogni evenienza, nascosto nella tasca del giubotto che indosso.

Roma Termini è in manutenzione. Anche le sue sale di aspetto lo sono. Per consentire il rifacimento di alcuni ambienti, tutte le notti, la stazione chiude per qualche ora. Il suo intero microcosmo, composto da barboni, barboni pazzi, immigrati, immigrati ubriachi e tante altre categorie che fatico ad etichettare, si trasferisce fuori dalla stazione. C'è chi getta il suo cartone davanti ad un ingresso della stazione di Piazza dei Cinquecento. Chi cerca rifugio nel McDonald che vedo davanti a me nel punto in cui ho deciso di fermarmi da qualche minuto. E c'è chi non trovando un motivo o la giusta pace per chiudere gli occhi, questa notte la passerà sveglio, andando su e giù per il suo perimetro.

Come in quei viaggi mentali in cui la tua fantasia va, senza che tu possa provare le reali sensazioni di ciò che stai sognando, io guardo questo ragazzo che cammina davanti a me e penso che nulla mi accadrà.

Il ragazzo svolta. Altro angolo di 90 gradi. Mi punta dritto. E' a 3 passi da me. "Hey se quel pugno lo tenevi pronto per qualcosa, questo è il tuo qualcosa" penso. Sfilo la mano dal giubbotto. Ad 1 solo passo da me, chissà se per paura o per altri motivi che non so, il ragazzo svolta ancora. Lo vedo mentre si allontana puntando a destra rispetto a dove sono io. Ho ignorato il battito del mio cuore per gli ultimi 5 secondi. Ora che ci faccio caso, siamo 160-170 pulsazioni facili.

Questo non è un posto sicuro in cui aspettare le 6 ore che mi separano dall'intercity che mi porterà a casa. Forse è meglio andare da qualche altra parte. Si ma.... dove?

Un tizio in giubotto di lana scozzese e coppola abbinata mi si avvicina. Mi offre un letto in un ostello ad una cifra folle. Qualche ora di sonno mi verrebbe a costare 1/4 di ciò che ho speso nei 4 giorni precedenti passati a Lisbona. Declino. Mi domanda "Perchè no? Cosa vuoi fare la notte qua?". Bella domanda.

Ho declinato un letto a casa di un mio amico. Odio dormire pochissime ore di notte. Preferisco non dormire piuttosto che 3-4 ore di sonno con il pensiero di dovermi alzare presto. Forse l'estate dormo comunque. Ma l'inverno no. Preferisco restare sveglio.

Mentre mi trascino verso Piazza dei Cinquecento, son costretto a fermarmi. Un gruppo di ragazzi si sta menando. Sono tanti contro 2. "Occhio a qualunque cosa fai Marco. E' un attimo diventare il loro nuovo nemico comune. Stai fermo e ragiona su ogni passo che vuoi mettere o ogni gesto che intendi fare". Big up all'omino del cervello.

Decido di restare dove sono e di mettere la schiena al muro. Il trolley lo mezzo incastro tra le mie gambe. Con una mano tengo la maniglia. L'altra cerco di scaldarla in tasca. Ma non si scalda manco per il cazzo. Fa un freddo cane. Quel freddo che picchia sulla tue corde vocali anche se stai zitto. Me ne accorgerò l'indomani mattina, quando la mia voce sarà più simile a quella di una shemale di Copa Cabana.

Gli slavi (perchè mi sembrano slavi dalle poche parole che stanno dicendo tra uno schiaffo e l'altro) hanno smesso di picchiarsi. Sarà la prima rissa che vedrò questa notte. Assisterò ad almeno altre 3 risse.

Il percorso verso Piazza dei Cinquecento è libero. Non so cosa credo di trovare nell'atrio antistante alla stazione di Piazza dei Cinquecento. Ma è un'opzione da esplorare visto e considerato che Via Giolitti pare una discreta merda.

Ho l'ingresso della stazione alla mia destra. Riesco a vedere tutte le porte vetrate chiuse ed occupate dai barboni avvolti nelle loro coperte di cartone.

Parole? Zero. Non riesco a commentare la scena. Non c'è nulla di particolarmente "tragico". Bari non è da meno e spesso ho visto scene simili nei suoi sottopassaggi. Qui però non basta 1 mano a contare le presenze. Non bastano nemmeno 2 mani. Forse neanche 4. Roma Termini è sigillata dai cancelli e da queste persone che ne occupano la soglia dei suoi ingressi. Alcuni dormono. Alcuni parlano. Altri bevono. Altri si alzano e si siedono. Fanno qualche passo e poi tornano indietro. Ci sono i taxi che nonostante tutto arrivano e caricano/scaricano qualcuno. La maggior parte sono ragazzi ubriachi che hanno fatto serata e che ora cercano un passaggio per casa. I notturni a quanto pare sono un miraggio.

Si stanno menando ancora. Questa volta la presentazione dei 2 angoli non c'è stata. Bim bum e schiaffo prima del bam. A sto giro sono una decina. Prima erano in 4-5 al massimo. Uno di questi lascia il cellulare che aveva in mano, che cade atterra illuminandosi, e scarica un pugno che becca il suo avversario dritto in petto. 30 secondi di colpi che vanno un po' a vuoto, un po' a bersaglio. Poi fine. Rompete le righe. Una fazione da una parte, una fazione dall'altra.

Sono le 3 meno qualcosa ed inizio a contare i minuti che mi separano quantomeno dall'apertura della stazione. Penso al fatto che lì dentro non si dovrebbero celebrare risse vista la presenza di polizia e vigilanza privata.

Ci vogliono almeno altre 2 ore. 4 e passa al mio treno. La palpebra inizia a snazzicare. Non disdegnerebbe lo shut down conclusivo di giornata.

Prendo il cellulare e guardo su maps quanto dista il Colesseo e via dei Fori Imperiali dalla stazione. Per qualche secondo mi suona bene l'idea di allontanarmi dalla stazione e per fare un tour notturno delle bellezze di Roma. Poi però lascio perdere. Non è la distanza ad impaurirmi, quanto il fatto che se qualcuno mi aggredisse per le strade di Roma mi ritroverei solo. Se invece dovesse accadermi qualcosa lì davanti, magari qualcuno verrebbe in mio soccorso.

Niente dunque. Resto qui dove sono. All'angolo tra Via Giolitti e Piazza dei Cinquecento. Con gli occhi rivolti verso i tassisti. Di tutti gli umani presenti in loco, sono gli occhi meno propensi a prendersi male se qualcuno "osa" incrociarli.

Una signora magrissima cammina da qualche minuto a qualche metro da me. Parla una lingua che non comprendo, guarda in basso e muove le braccia come se stesse maledendo qualcuno o qualcosa. La guardano anche altri spettatori. 3 sono giapponesi. Effettivamente non potevano mancare. Sono ovunque. E' giusto che siano anche lì, anche di notte. Sono 2 ragazze ed 1 ragazzo. Lui è poggiato allo stipite della porta che "sorveglia". Una è seduta sulla sua valigia. Poggia la testa sulle gambe del ragazzo. L'altra è seduta di fianco. Ed è poggiata sul corpo della prima ragazza. Penso al fatto che quella di mezzo non se la sta passando male. Per il principio zero della Termodinamica, è a contatto con 2 corpi la cui temperatura è superiore a quella dell'ambiente. Andrà in equilibrio prima con questi e poi con l'ambiente in cui si trova. In altre parole, è al caldo....diciamo.

Dalla radio del tassista, tra un avviso ed un suono del navigatore, si sente RTL. Non è uno scherzo del destino. In fondo cosa ne poteva sapere il DJ che ha compilato la scaletta per quella notte, che Bittersweet Symphony sarebbe stata la colonna sonora perfetta per quel tipo di nottata che stavo vivendo.

https://www.youtube.com/watch?v=QbZRvcXsuH8

Sono le 4 circa, sono fermo, ma con la testa è come se stessi passeggiando sull'intero lato di Piazza dei Cinquecento. Perchè se non puoi farlo fisicamente, su una colonna sonora del genere, in qualche modo devi muoverti e camminare.

C'è un tassista che si rifiuta di caricare un africano, ben vestito peraltro e per niente alterato a quanto pare, che vorrebbe andare a Monterotondo. Gli dice "no non ti porto, vai vai". Il tizio protesta ma il tassista non vuole sentir ragione. Il tizio si rivolge ad altri taxi ma prende solo dei no. Finchè qualcuno decide di prenderlo nella sua macchina.

Il taxi va via ed i tassisti che fino a quel momento si erano rifiutati di prendere la corsa, parlottano tra di loro, spergiurando il tassista appena partito, quasi augurandosi che qualcosa di brutto accada. Le minoranze che si oppongono all'Italia che riparte.

Penso davvero una minchiata del genere. Ma è tardi. Il naso mi gocciolerà da lì a poco e vi dirò: inizio ad accusare un po' il freddo. Potrei aprire la valigia ed indossare un'altra maglia. Si ma dove la apro. Qua? Mi abbasso a far manovra? Insomma sta lama in corpo proprio che la voglio prendere stanotte? Meglio di no.

Anzi. Vado al Mc. Prendo qualcosa da mangiare e filo in bagno a far manovra. Sembra una buona idea.

Entro nel Mc e c'è un butta che mi ferma per dirmi "hey qui ci stai solo se consumi e solo per il tempo che consumi". Sbiascico un "certo prendo un cornetto e vado un attimo in bagno". L'ok non arriva. Mossa del capo in segno di approvazione e sono alle casse.

"Un cornetto". "ifupghpiaurhgpierhgpiqurhgp??????". No zia: capisco che sei filippina o di quelle parti lì ma devi sforzarti un pochino. Ripeti un attimo in un italianese misto Pattaya la domanda che mi hai fatto e vedrò di darti una risposta. Ho già pronto il no grazie nel caso non dovessi capire nemmeno questa volta.

"Caffè o spremuta in più a solo 2.90". La tizia o mi ha coglionato 5 secondi fa dicendo davvero ygfauygfuyagfiuwegf o sono io che sono andato totalmente. Ordino una spremuta. Pago, prendo il mio vassoio e vado verso un tavolino. Faccio segno al butta indicando il vassoio con il cornetto e la spremuta e con lo scontrino alla mano mi sto dirigo verso il bagno.

Se non lo sapete, sappiate che in bagno potete accedere solo usando il codice monouso del vostro scontrino. Entro, metto su la felpa più spessa che ho in vaglia e sono fuori.

Mhhhhhhhhhh che buono questo cornetto al gusto di cartone. E che buona questa acqua al sapore di sfere del drago spacciate per arance.

Sono riuscito a far passare quasi un'altra mezz'ora. Altri 30 minuti e la stazione riaprirà. Penso a dove me ne andrò una volta dentro, ad attendere le restanti 3 ore al mio treno.

Giù nel piano con gli ingressi della metro, in alcuni punti arriva aria calda. Ma se ci sto pensando io che sono qui di passaggio, figurati gli autoctoni che qui ci vivono. E poi andar lì e starci per un po' potrebbe mettermi in una situazione di "troppa" comodità che potrebbe culminare con una sana dormita di qualche ora. Lo vedo già il mio intercity che va via ed io lì dormiente.

Opto per le panchine affianco al Nike store. Se sono fortunato in stazione c'è qualche wi fi. Dovesse esserci un hot spot, qualche euro lo spendo in cambio di una connessione per l'Ipad. Il cellulare invece è meglio non toccarlo. L'ho messo in modalità risparmio batteria al 90% di carica. Ed anche se 3 ore le reggerebbe a pieno servizio, meglio continuare a risparmiare la batteria.

Eccomi. Seduto alle panchine che avevo puntato. Eccomi in piedi mentre mi allontano dalle panchine che avevo puntato. Un saluto ai due barboni che sono arrivati e si sono piazzati offrendo, senza fargliene una colpa sia chiaro, il loro poco attraente odore di alcool misto sudore misto freddo a tutti i presenti in un raggio di qualche centinaio di metri.

Termini ha installato i gate di accesso ai treni. Ai binari ci arrivi passando per questi gate sorvegliati da 2 impiegati di Trenitalia che controllano il tuo titolo di viaggio. Se è ok passi. Altrimenti calcio in culo e via andare.

Mostro l'SMS contenente il PNR all'omina del gate. Sono le 5 ed il mio treno è alle 7 e passa. L'omina mi guarda e mi fa: "ma è ancora presto". Un saluto al mio autocontrollo. Vorrei strozzarla e sarei anche sicuro che la giuria di miei pari mi concederebbe tutte le attenuanti del caso. Cazzo significa che è presto?

"Non mi interessa, voglio andare ad aspettare il treno al binario 8". L'omina non oppone ulteriore resistenza.

I binari di Termini sono lunghissimi. I più lunghi che io abbia mai percorso. Praticamente ad un certo punto non sei più a Roma ma a Frosinone per quanto hai camminato. Ecco credo di aver percorso la banchina del binario 8 almeno 3 volte. 2 volte con 1 occhio e mezzo chiuso per sonno.

Ecco appunto, ho sonno. Sono lontanissimi i tempi in cui vivevo secondo un orario da emisfero australe. Ora ho un sonno assurdo e DEVO RIMANERE SVEGLIO. Caffè? I bar sono ancora chiusi. Merda.

Opto per una seduta in un posto scomodo. Voglio testare se un posto o una situazione scomoda sono davvero in grado di scacciare il sonno. CHE IMMANE MINCHIATA!

Mi siedo su uno di quei quadrati ricoperti di marmo a cui sono affissi gli orari di partenza e di arrivo. Quelli verde scuro. In 3 secondi il mio culo è un unico blocco di ghiaccio. Poggio una mano sulla maniglia del trolley, l'altra in tasca. Niente, sto per addormentarmi. Merda.

La fronte si china da sola sulla mano che tiene la maniglia e buonanotte a tutti. Porca merda.

Mi sveglio pochi minuti dopo ma pare essere passata un'eternità. I suoni li sento ovattati. Mi chiedo un paio di volte se fossi davvero sveglio o se stessi sognando. Decido per una sana lavata di faccia. Sono le 6 e porca miseria dovrà sorgere sto sole. Col sole è più difficile addormentarsi.

Il sole lo trovo all'uscita del bagno. Il più del tempo di attesa è andato. La notte è passata ed ormai manca una quota infinitesimale di tempo al momento in cui metterò il mio sedere sul posto 16D della carrozza 2, godendomi le successive 4 ore e mezzo di viaggio in una unica tranche di sonno.

Rientro all'area binari. Vado al binario 8. Arriva un treno. Chiedo al capotreno se quello sarebbe stato il convoglio che alle 7 e qualcosa sarebbe partito in direzione Lecce. Mi becco un si. Chiedo se posso salire. Mi becco un altro si. "Grazie". "Si". Uhm.............

Sistemo tutto sulla cappelliera. Metto su gli occhiali da sole.

Ho passato una notte intera a Roma Termini. Per quanto non mi piaccia ingigantire le cose, direi che averla trascorsa senza ritrovarsi in mezzo a brutte situazioni, fa di me una sorta di campione del mondo.

Penso al fatto che non lo rifarei mai più e che dovrebbe esserci qualche pattuglia di polizia o carabinieri in più in certi posti, ma prima di riuscire ad articolare questo concetto sto già dormendo.

Mi risveglio alla stazione di Caserta. 2 transessuali ENORMI (100 kg l'una facile facile facile) parlano al telefono in corretto italiano. Una delle due lo fa allisciando i capelli. Fanno un macello della madonna ed io vorrei dormire. Ma sarebbe un po' da pirla aver scansato le lame per una notte intera e beccarsi un paio di sberle granitiche da sti/ste due...Tirare su il cappuccio mi sembra un'opzione inutile. Ma in quanto tale perchè non farlo limitando di uno 0,0000000000003 il livello di decibel percepiti dalle mie orecchie?

Imposto una sveglia. Just in case. La sveglia suona. Sono al baffo di Cervaro. Ci sono i sylos tipici di Foggia. Sono quasi arrivato. E' andata. La notte è finita e sono quasi a casa. Nella mia mente saluto tutti. E' stato bello FORSE. E' stato insano, di sicuro. E' stato lungo, certo.

Bella.

lunedì 4 gennaio 2016

De ore di produttività



Bonjour. Sono le 11.45 di Lunedì 4 Gennaio 2016. Un ottimo orario, direi, per scrivere un blog. Forse no. Forse se avessi un lavoro col cavolo che alle dodicimenounquarto di Lunedì sarei davanti ad un pc. Ma con i se, mi dicono che anche nel 2016, non si va da nessuna parte.

Da quando esistono i social media, gli ultimi giorni dell'anno sono il tempo di mega-post contenenti il bilancio dell'anno trascorso e gli obiettivi del prossimo. Io, che questo blog l'ho messo su proprio per fuggire da post di 208 righe, affido a questo spazio il mio unico vero obiettivo per il 2016: aumentare la mie ore di produttività.

Se c'è una cosa che il 2015 mi ha lasciato è un dato sul numero di ore mensili di produttività, decisamente buono. Se il concetto non vi è familiare diciamo che se foste braccianti agricoli, qui staremmo parlando del numero di ore spese ogni mese per la cura dei vostri campi.

Prendiamo mesi come Gennaio, Febbraio, Maggio, Giugno, Novembre o Dicembre. In questi 6 mesi non sono mai andato sotto le 140 ore mensili di grinding. Con picchi di 250 e 275 ore, nei mesi di Maggio e Giugno. E se Dicembre l'avessi battezzato al grinding da subito, forse, avrei potuto replicare i picchi di cui sopra.



Se prendiamo come termine di paragone le 35 ore settimanali di lavoro di un impiegato, che moltiplicate per 4 settimane ci danno un totale di 140 ore lavorative mensili, viene fuori che tutto sommato lo scorso anno sono stato sul pezzo un giusto numero di ore, facendo sul serio sia che si trattasse di grinding sia che si trattasse di studio. (oh, non è che negli altri mesi mi son grattato la pancia h24 eh!)

E' abbastanza? Sono fiero di me stesso? Decisamente NO!

Conosco la mia testa ed il mio fisico da qualche anno ormai, e sono sicuro di poter dare, o spingere come sono solito dire quando affronto questo argomento a voce, molto ma molto di più.

Sono altresì convinto di poter notevolmente migliorare su ciò che mi caratterizza troppo, in senso direi negativo: la costanza.

Ma andiamo per ordine e fissiamo al termine di ogni argomento, il relativo sub-obiettivo.

Ritengo di poter spingere di più a livello di ore mensili di dedizione nei confronti di qualcosa, perchè ho ben compreso ormai quali possono essere gli effetti della passione, sulla vita. Clickare, come ho avuto modo di spiegare nei precedenti blog, è ormai un qualcosa determinato dalla passione che ho nei confronti del gioco. Una valvola di sfogo che brucia energie fisiche ma soprattutto mentali, ma che impatta sul quadro generale molto molto poco rispetto ad un qualcosa per il quale non provo alcuna passione. 1 ora di uhm... pulizie di casa ha un peso specifico 6-7 volte superiore rispetto alla stessa ora di grinding. Appassionarsi alle cose che faccio dunque è il sub-obiettivo che, se raggiunto, mi permetterà di tenere un numero mensile di ore "produttive" ben superiore a quelle tenute nel 2015.

Non secondario in tutto ciò è la costanza. Forse passione e costanza sono concetti che non si sposano. O forse sono partner ideali. Io questo non l'ho ancora capito. Ma so che fare le cose con poca costanza, è un giusto metodo per farle male. Molto male. E' come andare in bicicletta e spingere i 40km/h per 20 minuti per poi scendere ed andare a piedi per i successivi 40. Il risultato finale (tipo 17km/h?) sarà un dato troppo basso per pensare di fare il ciclista o insostenibile per il mio fisico in un ipotetico scenario di maratona. (anche se alle maratone, in bici non ci puoi andare, quindi di che cazzo parliamo??).

Serve trovare un buon rimedio per spingere ogni giorno un po'. E su questo devo assolutamente lavorarci in questi ultimissimi giorni che posso spendere in maniera soft.

Perchè ho deciso di sfrantumarvi i coglioni con questo tema? Primo perchè questo è il mio blog. Secondo perchè questi sono gli unici 2 fattori comuni di tutti coloro che nella vita sono diventati qualcuno (non importa in quale ambito, con quali risultati o con quale busta paga). Terzo perchè magari un discorso del genere potrebbe servire anche a voi, per schiarirvi le idee su concetti a cui troppo spesso, dedichiamo poco o pochissimo tempo.

Buon 2016

yom