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lunedì 22 febbraio 2016
Storie di stepchild adoption agli arrivi di Roma Fiumicino
Lo scenario che sto per proporvi è del tutto inventato. I protagonisti sono frutto della mia fantasia. Nascono e muoiono per testare forza e debolezza delle varie tesi in campo.
-Aeroporto Internazionale Leonardo da Vinci.
Una piccola folla di persone si è accalcata nei pressi della balaustra posta qualche metro prima delle grandi porte automatiche che da un momento all'altro dovrebbero aprirsi, consegnando i passeggeri del volo DL 1459 proveniente da Toronto, al libero suolo italiano.
Ci sono parenti che aspettano i loro cari e tassisti pronti a proporre i loro servizi (più o meno legali) agli sbarcati. Ma i più vicini alla balaustra, sono un gruppo di ragazzi capeggiati da un Senatore della Repubblica italiana che in mano ha un megafono e che mentre aizza i suoi seguaci scandendo i motivi di quel sit-in, viene guardato a vista da un gruppetto di poliziotti, allertati dal Senatore stesso, presenti per evitare che accada qualcosa di spiacevole.
Uno di questi ragazzi imbraccia un cartello che recita "2 padri non fanno 1 mamma".
Il megafono fa il suo lavoro ed amplifica le parole del Senatore. L'aria è tesa e tutti aspettano che le porte automatiche degli Arrivi internazionali, si aprano.
Una signora anziana con i capelli integralmente bianchi, apre le danze. Il megafono registra una pausa di amplificazione. Il Senatore interrompe il suo effluvio di parole per quella frazione di secondo necessaria per capire chi fosse la prima sbarcata del volo DL 1459. Poi però i cori riprendono. Non è lei che stanno aspettando.
L'arrivo alla spicciolata di altri passeggeri, convince il Senatore ed i suoi seguaci, che non è il caso di incartarsi nei cori cercando di urlare mentre con gli occhi si cerca un obiettivo. Meglio essere lì ed essere pronti per il momento esatto in cui dalle porte degli Arrivi uscirà....Giulio.
Un uomo dai capelli neri tiene in una mano la parte smontabile di una carrozzina "inglesina", e nell'altra una grande valigia trolley. E' Giulio!
Giulio rivolge lo sguardo verso la porta e sa che dietro di essa troverà ad attenderlo Flavio, suo compagno di vita da innumerevoli anni, la sua famiglia, ed il Senatore con i suoi seguaci.
Della "rumorosa" presenza è già stato avvertito, ma in quel preciso instante i suoi pensieri sono soltanto due. Alessandra che dorme nella sua culla, e la porta automatica, che si augura non faccia alcun passo falso. Se andasse in tilt potrebbe colpire la culla e....
Giulio ha pensato a questa evenienza ed ha deciso di varcare la porta allineato con altre persone, affinchè la culla sia "scudata". Il gesto non è da manuale di buone maniere, ma per una volta il fine giustifica i mezzi.
Una voce parte all'attacco per prima, anticipando di qualche decimo di secondo quelle delle altre persone ammassatesi verso la balaustra. Giulio è stato "spottato". Verso di lui e verso Alessandra, partono i cori già scanditi nei minuti precedenti. Il cartello si alza in cielo più di prima e con più convinzione. Qualcuno devia dalle rime scandite dal gruppetto e grida "porco bastardo".
La situazione è incandescente e la Polizia non può far altro che intervenire, creando un cordone tra i cari di Giulio ed Alessandra, e la folla inviperita nei loro confronti.
17 mesi prima, Giulio ed Helene, impiegata in una banca commerciale di Toronto, hanno già stabilito tutti i termini del loro accordo. Giulio ed Helene avranno una serie di rapporti sessuali che faranno si che Helene resti incinta. Helene, attivista del "movimento arcobaleno" canadese, partorirà Alessandra per Giulio e rinuncerà volontariamente e gratuitamente ad ogni diritto di maternità su Alessandra stessa. Giulio, dal canto suo, si occuperà delle spese mediche relative al parto e delle pratiche canadesi ed italiane necessarie per rientrare legalmente ed in sicurezza, con sua figlia Alessandra, in Italia, non appena i medici daranno l'ok congiunto per il volo e per lo stato di salute post-parto di Helene.
8 mesi dopo la sua nascita, Alessandra ha volato per la prima volta ed è sbarcata a Roma Fiumicino come cittadina canadese.
Giulio ed Alessandra sono padre e figlia in Canada. In Italia anche ma le cose non sono normate in maniera chiara e proprio in quei giorni il Parlamento si sta occupando con affanno di alcuni questioni che regolano l'unione omosessuale. Nelle norme inserite nel pacchetto che dovrebbero regolamentare le unioni, ve ne sono alcune che interessano Alessandra da vicino. Alessandra è l'emblema della pratica che il Senatore ed i suoi seguaci, vorrebbero vietare e bandire in Italia, ricorrendo alla negazione del diritto di stepchild adoption, come disincentivo verso la pratica della maternità surrogata.
Alessandra cresce come una bambina qualunque. In casa regna un clima d'amore di due papà nei confronti della loro unica figlia. Alessandra vive in una normale famiglia. Ha 6 anni ed ignora completamente i motivi per cui la "sua" famiglia è "meno normale" rispetto a tutte le altre. L'applicazione sull'Ipad sul quale tappa è la stessa della sua compagna di banco. La sua Barbie è identica rispetto a quella di Francesca, altra sua compagna di classe. I suoi sogni, disegnati e colorati come fossero la sua firma sotto il tema appena scritto dal titolo "i miei sogni", appunto, sono simili a quelli di un'altra compagna di classe, che ad Alessandra piace poco per colpa di uno spintone preso qualche giorno prima all'entrata di scuola.
Sono le 13.10 ed all'uscita di scuola c'è nonna Maria. Nessuno dei suoi 2 babbo è venuta oggi a prenderla. La portiera della scuola ha riconosciuto la nonna e l'ha subito fatta accomodare nell'atrio in cui i bambini arrivano all'uscita dalle classi, per essere presi in sicurezza dai propri genitori.
La portiera conosce la situazione di papà Giulio. Gli ultimi cicli di chemio hanno costretto Flavio ad indicare sull'elenco di coloro che sono autorizzati a prelevare Alessandra, nonna Maria al posto di papà Giulio.
Fino a quel giorno però nonna Maria non è mai venuta a scuola. Per Alessandra, la presenza della nonna, è quasi una sorta di nuovo giocattolo da esibire alle sue amichette.
"Ti ho presa quel giorno a scuola e ti ho portata a casa mia. Tuo nonno passò l'intera mattinata a sbrigare le ultime pratiche rimaste "appese" per il funerale di tuo papà, concordato già qualche settimana prima. Avevamo già comprato il vestito che indossasti quel giorno e lo avevamo tenuto da parte, sapendo che di lì a poco sarebbe arrivato il momento di tirarlo fuori. Furono settimane terribili quelle e furono ancora più terribili quelle successive alla morte di tuo padre, in cui la posta in gioco fosti proprio tu....... Sono passati 12 anni da quel giorno e non abbiamo mai avuto modo di parlarne di persona. Oggi ho ritenuto giusto raccontarti come sono andate le cose, in quei giorni".
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In questi giorni l'Italia (anzi i suoi rappresentanti parlamentari) stanno decidendo il luogo in cui nonna Maria ed Alessandra, si sono appena raccontati il finale di questa storia.
Per alcuni questo dialogo dovrebbe avvenire in Canada, nazione della quale Alessandra è cittadina e nella quale Alessandra è tornata pochi mesi dopo la morte del suo papà biologico. La legge italiana non prevedeva la stepchild adoption ed in mancanza di figure riconosciute legalmente che potessero farsi carico della sua esistenza, Helene è stata chiamata a riaccogliere Alessandra nella sua vita in quanto madre biologica.
Per altri invece la questione morale termina di esistere quando la tecnica viene riconosciuta anche da 1 solo degli stati di questa terra, rendendo i casi di cui parliamo a parole, fatti veri e realmente esistenti. Carne viva, storie, vita. Per queste persone Flavio è il papà a tutti gli effetti di Alessandra, in quanto si è fatto carico della sua esistenza finchè ha potuto, prima che una legge cieca anteponesse una maggioranza numerica alla vita di tutti i giorni. Nonna Maria sta raccontando il finale di questa storia ad Alessandra nel salone dello studio di un notaio che sta per entrare e leggere ad Alessandra, un testo contente gli auguri per il suo 18esimo compleanno, dettati da suo papà poco prima di morire.
Ho sempre creduto di poter essere un buon cristiano (poco praticante e per nulla radicale) facendo del bene a chiunque in qualunque modo possibile. Dire NO al DDL Cirinnà significa tifare affinchè una barbaria vada in atto nei confronti di un altro essere umano, magari a noi sconosciuto, magari a noi lontano, ma pur sempre un essere umano. E questo stride totalmente con la mia definizione di "buon cristiano".
Bella.
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