Come siamo messi nella lotta allo stato islamico (barra) isis (barra) daesh (barra)?
Quello che segue è un breviario corollato da mie considerazioni, della situazione geopolitica dell'area a cavallo tra Siria ed Iraq, nella quale ormai da tempo, s'è instaurato il Califfato islamico.
Se credete di conoscere le basi della faccenda, proseguite con la lettura. Se ritenete insufficiente il vostro grado di conoscenza o volete approfondire meglio la questione prima di leggere le mie considerazioni, eccovi un video (lungo, ma fidatevi: non è affatto tempo sprecato) che vi spiega le origini dello stato islamico, con excursus precisi e dettagliati, utili per farvi capire come è stato possibile che in quelle zone governate da 2 stati sovrani, seppur fragili, lo stato è stato costretto ad abdicare ad una o più organizzazioni terroristiche, confederate con mamma-Califfato.
Domanda semplice: come stanno le cose oggi dal punto di vista geografico? Quali aree sono ancora in mano allo Stato Islamico?
credits to understandingwar.org |
La carta che vi propongo genera una serie di considerazioni che, a mio parere, devono essere fatte per avere chiaro il quadro militare della zona. Quadro che, essendo riflesso delle intenzioni politiche internazionali, ci spiega cosa e come si sta comportando la coalizione internazionale, formatasi all'indomani degli attacchi di Parigi con l'obiettivo di estirpare lo Stato Islamico da quelle aree.
Ai "fan" della faccenda Stato Islamico sarà subito balzato agli occhi che al netto degli air-strike condotti dalla coalizione internazionale e dalla Russia, l'estensione territoriale nera non è cambiata poi di molto dal suo apice ad oggi. Lo Stato Islamico in effetti, a parte una serie di villaggi e piccole città in area Kurdistan iraqeno, resta "padrone" delle sue roccaforti (su tutte Raqqa in Siria e Mosul in Iraq) e delle maggiori città dell'Iraq del nord.
Certo: i bombardamenti russi hanno consentito la liberazione di Aleppo e di Palmira (nella quale alcuni giorni fa si è tenuto un concerto che potete vedere qui e che stride con le immagini di guerra a cui siamo abituati) che in passato hanno fatto da teatro ai video di propanda, ma fondamentalmente non c'è stato alcun tipo di variazione sensibile.
Ok e perchè?
I perchè sono tanti. Cercherò di riassumerli in breve:
- La riconquista territoriale prevede che una volta cacciato l'invasore, in quelle aree si insedino forze militari atte al controllo dell'area riconquistata. Uomini che però mancano in quanto, come ben sappiamo, la coalizione ha escluso, strizzato l'occhio e poi escluso di nuovo, ogni azione di propri "scarponi sul terreno". Questa decisione ha implicato un nuovo tipo di strategia militare. Quale?
- Resasi conto dell'effettiva presenza sul territorio di forze come l'esercito di liberazione iraqeno (nato come esercito regolare del nuovo Iraq post Saddam), dei Peshmerga della regione autonoma del Kurdistan iraqeno e di altri drappelli di uomini armati considerati "moderati" (...brivido lungo la schiena), ed in cambio di appoggio militare aereo e logistico, la coalizione ha stretto accordi con queste forze, trasformandole di fatto nel SUO vero e proprio esercito di fanteria necessario per combattere lo Stato Islamico negli scontri terreni e nel controllo delle aree riconquistate. Il numero esiguo di uomini a disposizione però, non ha consentito alla coalizione di intraprendere una vera e propria riconquista territoriale. Il focus è stato spostato sull'indebolimento strutturale del nemico che a sua volta, debole a causa delle perdite di uomini per motivi di guerra o per defezioni massicce di mercenari non più stipendiabili, ha preferito ritirarsi verso zone maggiormente presidiate, lasciando di fatto quasi spontaneamente villaggi e città lungo arterie "inutili", che oggi appaiono come vere e proprie città-deserte in cui non vi sono nè civili, nè forze di liberazione, nè uomini incappucciati.
Per questi moviti, sostanzialmente nulla è cambiato nell'area in termini di controllo ed egemonia geografica. Ma fermarsi a questo genere di analisi sarebbe un grosso errore. Vanno rilevati almeno altri 2 aspetti.
1) L'errore legato all'intervento militare in Iraq che ha causato il caos dal quale poi è emerso lo stato islamico, è stato in parte controbilanciato dall'effettiva riuscita della creazione di un esercito regolare iraqeno oggi INDISPENSABILE nella lotta contro lo Stato Islamico.
1.8 milioni di soldati attivi a cui vanno sommati almeno altri 2 milioni di "riservisti" fanno di quello iraqeno, uno degli eserciti militari più importanti dell'aerea a quasi completa disposizione delle forze armate americane, da utilizzare in missioni di alto grado di livello militare necessarie per combattere lo Stato Islamico in termini più sofisticati rispetto allo scambio di mitragliate da trincea a trincea.
In prospettiva futura, la presenza di un esercito così importante addestrato e dislocato nell'aerea consente di immaginare uno stato come l'Iraq finalmente nuovo e pronto a voltar pagine dopo gli ultimi 40 anni almeno di conflitto continuo che ha messo in ginocchio una delle aree petrolifere più importanti dell'intero pianeta.
2) I curdi. Quando ho iniziato a documentarmi su chi fossero i curdi, sulle persecuzioni condotte contro questo che è il più grande popolo senza stato indipendente (anche se la regione del Kurdistan iraqeno rappresentava prima dell'avvento dell'Isis un luogo di pace dove l'esperimento sociale curdo si stava manifestando in tutta la sua bellezza (al costo della concessione dei diritti di estrazione petrolifera a compagnie americane)) e sul loro progetto sociale che stride totalmente con l'area nella quale vorrebbero realizzarlo, sono rimasto letteralmente senza parole. Un popolo con gli stessi ideali di libertà, di uguaglianza e di convivenza pacifica tra popoli razze ed etnie, apparantemente alla base di ogni stato europeo, che si batte per questi valori pur essendo a maggioranza islamica in un'area che vede istituzioni e regimi integralisti che riconoscono, ad esempio alle donne, meno diritti di un topo di fogna.
Un popolo che, contrariamente a quanto si possa pensare, non è supportato al 100% dalle nazioni della coalizione per via di un veto posto dal governo turco che di fatto ha impedito alla coalizione di fornire lo stesso genere di equipaggiamento militare fornito all'esercito di liberazione iraqeno.
Per via di questo veto il confronto sul terreno vede l'Isis forte delle armi e dei mezzi sottratti all'esercito iraqeno durante la conquista delle basi militari delle città conquistate, sommate alle armi di cui è riuscita a dotarsi grazie al traffico di petrolio, contro un esercito fatto di uomini e di donne dotato di AK-47 vecchi di 10-20 anni. Una lotta impari che nonostante ciò, i curdi stanno vincendo, al prezzo di decine di uomini e donne caduti sul campo.
Ma quindi sto Stato Islamico sta cadendo o no?
La questione è complicata. 6 mesi fa avrei puntato ogni mio denaro su un'azione risolutrice che si sarebbe dovuta maniferstare in primavera, condotta dalla coalizione, che avrebbe finalmente spazzato via ogni forma residua di califfato, ripristinando la normalità se non in entrambi gli stati, quantomeno in Iraq dove l'interlocutore politico esiste e tutto sommato è stato messo lì, attraverso libere elezioni, dalla stessa coalizione che oggi combatte il califfato.
Non è andata così e francamente non me ne so spiegare il motivo.
***SPOILER QUARTA STAGIONE HOUSE OF CARDS*** Nel finale della quarta stagione della serie tv ormai cult in america ma non solo, il Presidente Underwood mostra come la strategia militare d'attacco rappresenti dal punto di vista elettorale un jolly per i candidati in carica "underdog" nei sondaggi elettorali. Un popolo al quale viene "somministrata" una guerra giusta si riconoscerà maggiormente nel generale a capo della guerra stessa che, al prezzo di spesso folli interventi, riuscirà a mantenere il proprio posto in capo al governo della sua nazione. ***FINE SPOILER***
Partendo da questa considerazione ed in vista di una serie di elezioni sia in Europa che in America, mi sarei aspettato l'intervento di cui sopra. Leader che mostrano i muscoli e portano come risultato delle proprie politiche estere, l'estirpamento della più grande minaccia globale dei tempi moderni al proprio.
Tuttavia ciò non è stato e la stessa Mosul (seconda città dell'Iraq) è tutt'ora nelle mani del Califfato che tuttavia, indebolito da azioni mirate come il bombardamento dei depositi di denaro, pare concentrato più su strategie di uscita dal territorio e di contaminazione di altre aree fragili dell'africa sahariana, piuttosto che sul mantenimento strenuo delle aeree in cui oggi è padrone indiscusso.
E quindi come andrà a finire la faccenda?
A mio modo di vedere non accadrà nulla di risolutivo finchè l'Europa e gli Stati Uniti si troveranno difronte un paese alleato come la Turchia che impone veti nei confronti di azioni militari serie per arare una volta per tutte il califfato. La guerra condotta in maniera strategica, fatta di bombardamenti alle infrastrutture del califfato, ai pozzi petroliferi dai quale estrae il petrolio con il quale si finanzia, dei depositi di denaro, dei tecnici che supportano azioni in cui vengono coinvolti esplosivi o prodotti chimici, dei mezzi con i quali lo Stato Islamico sposta le proprie pedine o i propri beni, non può portare ad una completa sconfitta del Califfato.
Erdogan continuerà ad imporre il problema curdo (PKK per la precisione) ad ogni tavolo di decisione, legando le mani di chi, e su questo credo di non sbagliarmi, vorrebbe davvero dare la spallata definitiva ad un baluardo spesso utilizzato come primo biglietto da visita per le opere di proselitismo che conducono i giovani delle banlieue francesi o belge ad aderire alla causa del Califfo attraverso attacchi terroristici nelle nostre capitali.