lunedì 2 ottobre 2017

Odio i tempi di attesa - #sapevatelo

Niente preamboli, argomento del giorno: odio le attese.

Ok forse è il caso di spiegare ed argomentare le cose altrimenti sarebbe bastato un tweet.

Vi è mai capitato di essere al gancio di una questione nella quale tutto dipende da una risposta, da un messaggio, da una mail, che qualcuno dovrebbe inviarvi e che tarda ad arrivare?

Ecco. Io in questo momento (a dire il vero questo momento dura da più di 10 giorni) è così che mi trovo.

Fisso lo schermo del device in attesa che poppi la notifica che sto aspettando. E mentre attendo questa benedetta notifica, demolisco mattone dopo mattona la mia pazienza (!) e tutto ciò che a riguardo ho imparato negli anni.

Già. Perchè sta storia del tilt che interviene e mi rende una persona ridicola per via delle attese e del time to react, sono anni che mi attanaglia.

Anni fa, difronte a problemi o situazioni in cui necessitavo dell'intervento di terze persone, ero solito rompere le palle al prossimo fino a sfinirlo. Fino a che il risultato veniva a casa con me. Spesso non mi fermavo nemmeno difronte al risultato. Spesso spingevo affinchè il risultato coincidesse con il mio risultato atteso. 

Quella che alcuni potrebbero chiamare "determinazione" è semplicemente una faccia della medaglia che se indossi da giovane son solo guai. Perchè è vero che insistere, sfinire il prossimo, trattarlo spesso come una pezza ti aiuterà in quel singolo caso a portare il risultato, ma nel breve e nel lungo periodo sei fottuto. Scordati di poter ribattere quel sentiero. Scordati di poter risolvere la cosa allo stesso modo. E quando viene meno la strada maestra puoi lavorare di fantasia una o due volte. Dopodichè sei fottuto.

Badate bene. Prese una per una le varie situazioni, faccio fatica a trovarne 1 in cui la tempistica attesa fosse già ben oltre i limiti della normale sopportazione. Voi pensate a cosa vi sfilerebbe di bocca un esame verbalizzato dopo DUE ANNI, un rimborso statale arrivato dopo altrettanto tempo, un ufficio che compie lo stesso errore per 6 anni di fila chiedendoti soldi che poi sei costretto a scontare su utenze successive, poker room che impiegano mesi per esprimersi su casi banali etc. 

Una lunga collezione di epidosi in cui se ti scende la catena è perchè te l'hanno voluta far scendere facendo finta che il time to react sia un parametro del quale ce ne si può infischiare senza che nulla cambi.

Quello che nel tempo mi ha portato ad avere pochissima sopportazione nei confronti di questo atteggiamento è il continuo ripresentarsi di situazioni dove il tuo interlocutore agisce con una lentezza disarmante.

Un flusso continuo di episodi a volte portati avanti contemporaneamente che, inevitabilmente, prima o poi ti presenta il conto in termini di energie mentali.

Spesso mi è capitato di tornare a casa la sera e di sentirmi una pezza. Spesso in colpa con me stesso per ciò che ho dovuto dire, fare o scrivere per ottenere il mio risultato "ma se non avessi fatto così sarei ancora lì in attesa di una loro risposta"

E non si vive bene così ragazzuoli. Soprattutto se dentro hai una coscienza che prende nota dei tuoi comportamenti e che giorno per giorno interroghi su cosa si può fare per migliorare se stessi in questo mondo.

Sicchè tutte le volte finisco per chiedermi che bello sarebbe il mondo se ognuno di noi trovasse il modo di occuparsi delle cose con la "paura" dell'orologio che scorre. Come se ci fosse una scadenza ormai prossima da rispettare.

Far le cose, farle bene e farle in breve tempo è il motto di non ricordo quale organizzazione aziendale (sick, sto diventando vecchio... non ricordo più ste cose!!).

Nel 99% dei casi, sia che la cosa riguardi me sia che la cosa riguardi il prossimo, è questa la logica che mi spinge e che mi mette in piedi ogni mattina.

Ma con una frequenza imbarazzante mi imbatto in persone che evidentemente a questa logica non vogliono rispondere. E che sbaglio a giustificare a priori secondo la logica "eh ma magari han mille cose da fare" perchè farlo significherebbe accettare di vivere in un mondo in cui il time to react diventa soggettivo. Mentre tutto ciò di cui avremmo bisogno non è altro che velocità in tutto ciò che coinvolge carne umana. La nostra ma anche quella del prossimo. 

Wrong side of heaven è finita per l'ennesima volta ed ho paura che se la riascolto ancora finirò per tiltare ancor di più rispetto al dovuto. L'ennesima giornata è andata via e la risposta al mio problema non è ancora apparsa tra le notifiche del mio cellulare.

La vita è sick. Perchè prevede i tempi d'attesa ed io non riesco proprio ad attendere...

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