"L'ho aspettata per giorni. Credevo avesse voglia di proseguire la nostra analisi con passo più spedito. Cosa è successo?"
Caro Dottore, mi scuso per il ritardo. Ho avuto un impegno universitario rilevante, dopo il quale, mi sono tuffato interamente in un nuovo rapporto proprio con il bambino difficile.
Per 12 giorni ho dovuto sottomettere me stesso al lavoro, senza fronzoli, senza possibilità di distogliere l'attenzione, senza pause. E' ciò che andava fatto e forse ciò che serviva per poterle parlare ancora meglio del nostro tema.
Ora ci sono mentalmente e possiamo continuare.
"Difficile. Perchè?"
Esiste un lavoro che non trasmette stress? Finanche coloro che sono impiegati in quello che definirebbero il loro "dream job", possono dire di vivere un'avventura lavorativa che non trasmette mai e poi mai sensazioni negative? Se la risposta a queste domande è no, come sono convinto, allora è semplice intuire perchè il nostro bambino non possa non essere difficile.
Ma c'è altro. La natura del gioco fa si che la perfidia esercitabile sull'individuo che lo pratica, sia in grado di raggiungere vette inaudite o generare conflitti mentali degni dei peggiori addi tra partner in una relazione di coppia.
Se l'impiegato sa che al termine di un lavoro corretto, nulla è a rischio e che molto probabilmente a fronte di quell'impegno intensivo, corrisponderà una gratificazione personale/mentale/economica, colui che gioca di questa certezza ne è privo.
2 settimane fa, proprio in queste ore, uscivo dall'aula della mia università con buone sensazioni circa la riuscita dell'esame. Con quel bagaglio di entusiasmo, di libertà e spensieratezza decisi di dedicare qualche giorno al gioco. Il mio intento, più che economico, era quello di concedere alla mia mente qualcosa di positivo. Un premio per essere stata presente nelle settimane precedenti all'esame. Un incentivo ad esserci in quelle successive, ossia queste, in cui tornerò sui libri.
Quella libertà e spensieratezza, quella consapevolezza di essere a posto, quell'approccio "easy" al gioco, in 48 ore si è tramutato in un buco economico, non direi considerevole, ma quantomeno... degno di altri stati d'umore.
Le confesso che nonostante non avessi troppe preoccupazioni economiche, derivanti da quel paio di sessioni, il sonno di una notte non è stato dei migliori. Pur sapendo bene che spesso ciò che facciamo per ore ed ore durante la veglia, riusciamo a portarcelo anche nei nostri sogni, l'indomani mattina ho aperto gli occhi con "preoccupazione". Anzi "paura". La solita paura di cui le ho già parlato..
Nei 10 giorni successivi ho barattato sonno, stress e kg di energie mentali per riprendermi ciò che consideravo mio e che la dea Varianza si era presa indebitamente, con relativi interessi, mettendo assieme lo stipendio dell'impiegato di cui le parlavo. Avrei potuto continuare ma ho preferito fermarmi ed appianare, dopo aver appianato già l'aspetto economico, l'aspetto delle sensazioni.
In queste ore sto maturando la parte romanzesca di questi 12 giorni. La risalita dopo una brusca discesa. Buone sensazioni della vita reale che scorrono di pari passo con quelle del mio "lavoro", dopo essere state in pesante conflitto per 48 interminabili ore.
Ecco proprio nell'alta probabilità di contrasto tra sensazioni carnali ed emozioni di gioco, l'aggettivo "difficile" trova la sua spiegazione.
"Mi spieghi come mai questa disciplina richieda così tanti sacrifici ed in che modo li giustifica a se stesso, se l'aspetto economico non è di primaria importanza."
Ciò che io interpreto come "sacrifici" altro non sono che le ore di straordinario a cui il geometra dell'azienda X è chiamato per terminare in tempo un determinato lavoro assegnatogli. Tutto ciò che rientra in una sessione di gioco, dall'inizio alla fine, raramente è un sacrificio. Tutto ciò che è RELATIVO alla sessione di gioco è un sacrificio.
Le faccio degli esempi. Dopo le 2 sessioni negative ho incontrato amici e fatto serata con loro. Oggi, dopo anni di pratica, ciò che accade durante una sessione impatta poco poco poco sull'umore di me lontano dallo schermo del PC. Anni fa non era così, ma la lettura di alcuni testi ed un senso di maturazione interna, mi hanno portato fino a questo punto. Ma nessuno, ripeto nessuno, può esercitare un senso di completo controllo sul proprio cervello. Sicchè anche per pochi secondi può essere che davanti ai nostri occhi spunta la cifra persa o le brutte sensazioni vissute. Un solo nanosecondo. Eppure esiste. Lo controllo senza problema alcuno. Eppure esiste. Rimanere allegri e positivi quando il lavoro va male, mi creda, è la mia definizione di sacrificio.
A volte però, può capitare che si debbano compiere sacrifici materiali se ci poniamo come obiettivo qualcosa. Non nascondo di essermi privato più volte di esperienze che rimpiango, per poter rimanere al pc e fare il mio dovere. Ogni volta che apro il client di gioco al di fuori delle ore di gioco pianificate, mi auguro che non esistano le condizioni per sessioni straordinarie. A volte quelle condizioni ci sono e spesso mi trovo difronte alla scelta di giocare piuttosto che far altro. L'analisi costi-benefici è un concetto accademico che fortunatamente mi viene spesso in aiuto in queste situazioni. Sicchè capita che nonostante le condizioni di gioco siano parecchio buone, spengo tutto e faccio altro. Quando ciò non capita è difficile utilizzare un termine diverso da "sacrificio". Certo se alla base di quella scelta c'è un processo logico e razionale, l'impatto "negativo" del termine sulla mia mente è limitato. Ma nonostante ciò non trovo termini diversi o non li reputo corretti per delineare questo genere di fatti.
"Comprendo. Giunti a questo punto immagino che Lei voglia sentirsi dire da me se l'utilizzo del mio titolo sia proprio alla questione trattata. Purtroppo però io sono morto ed anche se non lo fossi, sono decisamente il frutto di uno stile narrativo e non della realtà, e dunque, la nostra conversazione termina qui, senza giudizi, commenti o pareri di sorta alcuna.
Viva una buona vita."
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