Questa è la premessa che ho fatto a me stesso quando alla fine della prima parte trasmessa Martedì, ho provato a chiedermi cosa ne pensassi di Principe libero, il film su de Andrè interpretato da Luca Marinelli.
Sarò schietto con voi, 3-4 che starete leggendo questo blog. A me è parso una immane schifezza oltre che un'opportunità mancata.
Il mio "schifezza" è quello che è. Non sono un cinefilo. Guardo 10-12 film all'anno se tutto va bene e se c'è un film che mi acchiappa mi auguro con tutto il cuore che sia il più lineare ed aderente alla realtà possibile. Non mi piacciono le re-interpretazioni nè chi si lancia in romanzate da puro esercizio di stile.
Quando mesi fa ho scoperto che era in cantiere un film su de Andrè il mio primo pensiero è stato "speriamo che mamma Rai spenda bei soldini per questo prodotto". Temevo sin da allora che il risultato potesse essere la classica docu-fiction in 2 puntate in stile Beppe Fiorello. Espressività di una pianta secca, ambienti spogli come un albero in inverno, fotografia con blu per la notte e gialli per il giorno e sceneggiatura piatta come una tavola da surf.
Ecco: questo è Principe libero. Nè più nè meno. Un film mediocre che non si sarebbe dovuto fare. Un film che se affidato ad altre produzioni avrebbe potuto far conoscere al popolo italiano ed alle nuove generazioni (ci torno su questo punto) un personaggio che meriterebbe di entrare nei manuali di letteratura italiana per meriti nettamente superiori rispetto a ben più noti autori italiani di tutte le epoche.
Faccio fatica a credere che con un prodotto simile, si sia trasmesso l'input di interesse nei confronti di de Andrè al telespettatore medio. Anzi vi dirò, da un rapido giro di consultazioni avuto con parenti etc, è venuto fuori che per finire la seconda puntata son serviti gli stecchini agli occhi.
Faccio però fatica a credere che la colpa sia della musica di de Andrè. Voglio dire: giovani o meno giovani esiste una fetta di italiani che continuano ad ascoltare Faber in qualunque salsa. I concerti delle sue cover band riempiono i locali all'inverosimile ed alcune delle pagine più in voga sui social usano sistematicamente o citano con costanza le sue citazioni per platee spesso molto diverse.
Parlo di opportunità mancata perchè vedete (e qui entriamo nel campo del personale) se io mi domandassi quando ho iniziato a farmi qualche domanda seria sulla mia fede, ad esempio, non avrei dubbi nel rispondermi "in seguito all'ascolto de Il testamento di Tito". Se dovessi chiedermi quando ho iniziato seriamente a domandarmi che cosa sono i modelli di organizzazione statale, mi risponderei "in seguito all'ascolto de Storia di un impiegato".
Un film che a malapena abbraccia 2 dei temi più importanti della lirica del personaggio che tenta di dipingere, brucia il personaggio e l'opportunità di allargare su una più ampia platea gli stessi quesiti che milioni di ascoltatori di de Andrè prima o poi si son fatti, uscendo da quel processo di indagine personale con un "carattere" o una opinione. Cosa che vi dirò, alla luce di un 40% probabile si astensione alle prossime elezioni ed un diffuso senso di indifferenza nei confronti di alcuni temi come quello politico, male non c'avrebbe fatto.
Guardate: non vorrei che passasse il messaggio che solo se ascolti de Andrè puoi interrogarti su certi temi o che dato che l'ho fatto io, lo devono far tutti. Ho letto queste obiezioni sui social e le ritengo un non argomento.
Qualunque cosa susciti da una emozione ad una domanda esistenziale o personale, è ben accetta. Ma quando ci si ritrova per le mani la storia di un cantautore che sulla ricerca delle risposte ad una lunga serie di quesiti ha fondato la propria fama, è dovere degli sceneggiatori battezzarne almeno uno e provare a narrarlo in maniera quantomeno sufficiente.
Prendete la scena in cui il giovane de Andrè va nei carrugi di Genova abitati dalle PUTTANE (hai visto mai che si usa sto termine su Rai 1). Possono essere sufficienti 40 secondi di film per coprire il tema alla luce della lirica prodotta da de Andrè in materia? Possono essere realizzate scene in cui compaiono le alici e parte la musica che parla delle alici? E' mai possibile ad esempio limitare Amico fragile a 10 secondi nei titoli di coda della fine della prima parte?
Evidentemente si. Io, che almeno qui son libero di dire quello che penso senza troppi freni, vi dico che farlo è una furfanteria che mi induce a credere che Principe libero altro non sia che un modo per far soldi spendendo 2 lire di produzione.
E vengo all'ultimo tema prima di chiudere questo mio sproloquio notturno. Vi ho parlato di occasione persa nei confronti delle nuove generazioni. Ecco voglio approfondire questo tema sparando a 0 sulla questione.
Trovo davvero imbarazzanti i testi di alcuni dei nuovi, come vogliamo chiamarli cantanti?, o band appartenenti all'ondata italiana. Ho fatto "sforzi" personali enormi per ascoltare determinati dischi e se penso a cosa diamine giovani e meno giovani sono disposti a sciropparsi, mi sale il nervoso per chi nei confronti di de Andrè, più o meno dice che è una merda.
Presa una playlist a caso su Spotify faccio fatica a salvare il 10% dei pezzi inseriti lì dentro per un movito legato ad un testo o alla musica. Roba no-sense di gente convinta che sparpagliare nel periodo soggetto predicato e complemento sia la chiave del successo. "Artisti" che cantano con lo scazzo e che intervistati su Repubblica dicono di rifarsi al modo di cantare proprio di de Andrè (!!!!), che in realtà sembrano più in preda a crampi allo stomaco che altro. Senza poi dimenticarci della musica, del beat, del come cavolo volete chiamarlo voi.
Provate a fare un gioco. Togliete la musica o la musica o un testo ad un pezzo di de Andrè e ditemi da 0 a 100 quanto perde quel pezzo. Provate a farlo con uno di questi nuovi artisti e ditemi la stessa cosa. Se, ad esempio, vi verrà in mente (in una forma di onestà della quale vi stupirete da soli) che togliere la musica di un pezzo di Ghali, sposta poco o nulla visto che è lì non si sa bene perchè, vuol dire che siete sulla giusta strada.
Ora non dovete far altro che versarvi 1 dito di whiskey, mettere su Amico fragile e godervi gli alti e bassi della vita.
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