lunedì 16 novembre 2015



Butto giù qualche considerazione circa i fatti di venerdì scorso a Parigi. Voglio che mi diciate come la vedete voi, punto per punto. E' un fatto complesso, lo so, e probabilmente nessuno di noi ha tutti gli strumenti necessari per parlarne. Ma fino ad un certo punto possiamo parlare senza temere di cadere in grossi errori.

1) Parigi è stata colpita per la seconda volta in 10 mesi. Vista la dinamica dei fatti era oggettivamente impensabile fermare l'azione dei terroristi proprio in quei minuti, magari risparmiando alla città anche 1 solo dei momenti di fuoco. Troppo poco tempo per intervenire (anche per le forze di prima reazione (ci sono corpi speciali proprio per questo tipo di evenienze, anche in Italia)) e troppo era il vantaggio per i terroristi in termini di agilità negli spostamenti. Se a questo aggiungiamo che i controlli allo stadio hanno evitato una strage di proporzioni notevolmente maggiori, possiamo concludere dicendo che Venerdì le cose non potevano andar meglio in maniera sensibile.

2) Se da una parte è possibile salvare l'operato di Venerdì, dall'altro è impossibile salvare i servizi francesi. Inquadriamo la questione, altrimenti rischio di entrare nel calderone di chi dice "siete delle pippe" e lì si ferma. Il Bataclan è un locale "partigiano", nell'accezione del termine che indica colui che parteggia, sta da una parte. Il Bataclan è un locale filo-israeliano teatro di gala della festa annuale della polizia di frontiera israeliana. Ricordando cosa accadde dopo Charlie Hebdo, con il Koulibaly che prende in ostaggio un supermercato appartenente ad una catena ebrea, possiamo dire SENZA timore di rientrare in coloro che parlan dopo, che il Bataclan rappresentava un target ideale per azioni terroristiche. Il che ci porta direttamente al punto 3)

3) Diamo per certo il fatto che all'interno delle strutture di difesa, esistano team preposti allo screaning degli obiettivi sensibili. Immaginiamo di utilizzare una scala da 1 a 10 con cui definiamo il grado di "appetibilità" di un determinato luogo, ai palati di queste organizzazioni terroristiche. E che per ottenere il punteggio finale, inseriamo alcune keyword. Più keyword trovano riscontro nelle caratteristiche del luogo, più il grado è alto.

Ciò che mi domando dunque è: stiamo utilizzando le keyword giuste? Esiste un file-rouge che non sto nemmeno a raccontarvi che unisce la maggior parte degli attentati portati in Europa da queste organizzazioni. Lasciamo volutamente fuori dal calderone, gli attentati al di fuori dei confini UE proprio perchè per altre zone è sicuro che vadano utilizzate altre keyword.

Ma ammettiamo che fino a questo punto stiamo facendo tutto bene, la domanda che sorge spontanea è: stiamo mettendo in campo misure di difesa in grado di contrastare bene le azioni di queste cellule?

Se viene preso di mira uno dei locali più "impegnati" della capitale francese, già minacciato in passato e sede di annuali feste/cene/raccolte fondi filo-israeliane, l'assenza di una camionetta di militari che sorveglia il locale come fosse una sinagoga, è un qualcosa che possiamo ritenere trascurabile?? Estendere anche a locali privati il servizio di piantoneria militare è un costo che dovremmo sobbarcarci in nome dei benefici che ne potremmo ottenere? Perchè forse il kamikadze che si fa esplodere 2-3-4 militari non riescono ad evitarlo, ma l'ingresso in sala di gente armata probabilmente si.

4) Non tralasciamo la matrice di questi attentati. Dalle notizie che stanno emergendo, viene fuori che FORSE l'addestramento di alcuni uomini è passato per i campi ISIS in Siria. Ma per l'ennesima volta ci troviamo difronte a mini-organizzazioni affiliate ad altre organizzazioni di scala mondiale, che agiscono all'interno di un territorio. Brigate pippo&paperino, braccio QuiQuoQua etc etc, che portano il terrore nelle nostre capitali avendo pochissimi contatti con il Califfato. Non sto cercando di scollegare la sorgente di dottrina terroristica. Sto semplicemente dicendo che materialmente, per evitare attentati, dobbiamo investire su un'intelligence che riesca a mappare tutte le varie organizzazioni e che in modi più o meno leciti o legali, intervenga per eliminare queste persone. Facendo questo, senza lanciarmi in un è giusto/non è giusto, potremmo anche considerare trascurabile l'intervento militare vs ISIS. VI PREGO SIATE SICURI DI AVER COMPRESO COSA HO SCRITTO. RILEGGETE QUESTO PARAGRAFO PRIMA DI VOMITARMI PAROLE ADDOSSO!

5) Riassumo in pochissime parole ciò che è successo negli ultimi 10 anni nelle relazioni Usa-Europa in tema di difesa.

"Cari Signori noi abbiamo un patto che si chiama Nato. Ma, con estrema cordialità, vi facciamo notare che a) non spendete quanto promesso per la vostra difesa b) qualcuno va per i fatti suoi in tema di armamenti (ndr, Francia) c) i primi a sfilarsi dalle operazioni che noi stiamo conducendo, siete proprio voi europei.

Bon sapete che c'è? Facciamo che il Mediterraneo ve lo sbrigate voi. Noi andiamo dalla prima alla seconda linea. Se vi succede qualcosa interveniamo, ma alla europea: vi passiamo le informazioni e magari vi sub-appaltiamo qualche base militare per gli interventi. Per il resto ve la sbrigate voi."

Inutile girarci intorno. Questo è accaduto. Se la Siria fosse esplosa 10-15 anni fa a questo punto avremmo già avuto una guerra condotta dagli americani ed un post-guerra classico in stile Iraq o Afghanistan. La Siria invece è esplosa quando gli americani avevano già fatto un passo indietro lasciando le chiavi in mano agli europei. Ma questo passaggio di responsabilità non è coinciso con quello che in inglese definiscono "step-up" degli europei. Nessuna nazione ha coordinato le altre. Ci siamo guardati tutti negli occhi come una tappa del Giro d'Italia in cui i 5-6 della fuga in vista del traguardo fanno melina prima di lanciare lo sprint. I primi a scattare son stati i francesi. Comandati da Sarkozy. Notoriamente mosso dalle aziende belliche francesi. Notoriamente dimenticato dopo la sua esperienza politica e classificato come un "dio ce ne scampi n'altra volta".

La Germania è tra il fuoco della paura di una nuova leadership che rimanderebbe a quella hitleriana, ed una visione più interessata alla crescita economica che alle campagne militari.

L'Italia, che in campo militare avrebbe tutti i mezzi per far la voce grossa in Europa (soprattutto per l'intelligence) è spaccata al suo interno e per chiunque sarebbe difficile far passare il messaggio che mentre l'economia non gira, dobbiamo destinare risorse economiche e mentali a questioni estere.

Dunque l'Europa resta con il cerino il mano. Ed il terrorismo trova molto più spazio di quello che una semplice europa unita, gli concederebbe.

6) I conflitti tra etnie o religioni esistono da sempre. Ora immaginate 1 area in cui avete: Sciiti, Sunniti, Yazidi, un po' di Cristiani e Curdi (uno dei popoli più perseguitati della storia) con Ebrei ad ovest ed iraniani ad est. Puoi militarizzare la zona come ti pare. Puoi suddividere a tavolino quel territorio in tanti microstati che raggruppino le etnie o le religioni e militarizzarne ogni confine, ma alla fine avrai COMUNQUE un paio di queste etnie o fazioni religiose volenterose di rompere i coglioni all'altro. Con una piccolissima aggravante: gli schieramenti internazionali. Io sto con tizio, tu con caio, quell'altro con Pippo. Ci guardiamo tutti in cagnesco. Tutti vogliamo quel pezzo di terra con le risorse e alla fine un modo per farci guerra lo troviamo.

Ed arriveremo al punto in cui tutti capiremo che l'uomo è sempre l'unica causa del suo male e non Dio, qualunque sia il suo nome e la sua storia.

#nonpregateperParigimaperunuomomigliore

martedì 10 novembre 2015

Lisbona è...

Lisbona è un aeroporto che per andare dagli arrivi alla stazione della metro ci vogliono 10 minuti a piedi

Lisbona è fermate della metro enormi e decorate con stili diversi. Dai Lego alla street art, alle decalcografie

Lisbona è correre verso il treno della metro perchè lui si ferma molto avanti e te eri soltano a centro banchina

Lisbona è raggiungere il centro dall'aeroporto cambiando 2 metro, in 20 minuti e per soli 1,40 euro

Lisbona è uscire dal tunnel della fermata Rossio alle 20 di sera e goderti un panorama mozzafiato

Lisbona è il Travellers House Hostel di Rua Augusta, che più centro non si può, a 15 euro a notte

Lisbona è affacciarsi dal balcone ed avere l'Arco Trionfale a 200 metri dal tuo naso

Lisbona è una serie di gialli serali che se fosse soltanto questo, ne sarebbe comunque valsa la pena

Lisbona è una città di vini che l'ostello ti fa assaporare 1 ora dopo essere arrivato

Lisbona è la sala comune in cui chiacchieri del più e del meno con i tuoi commensali

Lisbona è una 26enne australiana che vive a Parigi, con 3 lauree ed un PhD all'orizzonte

Lisbona è un tedesco alto 2 metri che sta con una koreana altra 1.5mt

Lisbona è la prima sera in una camera da 4 in cui però, la prima notte dormi solo

Lisbona è l'alba del primo vero giorno in città, in cui buttando un occhio fuori scopri che piove a dirotto

Lisbona è tempo una colazione a base di uova e bacon, che fuori c'è già un bel sole

Lisbona è Marco alle prese per la prima volta con la vista dell'Oceano Atlantico

Lisbona è voglio andare all'Oceanario

Lisbona è Oh my... che bello è questo "Oriente"

Lisbona è ma te lo sapevi che i pinguini puzzano come se non ci fosse un domani?

Lisbona è Marco che per 10 minuti si perde tra le insegne della visita. Roba da veri ritardati

Lisbona è se non ci fosse così tanta fila la prenderei anch'io la funicolare

Lisbona è non andare ad Expo 2015 ma visitare il quartiere di Expo 1998 e restarne esterrefatto

Lisbona è il sushi a 2.9 euro al Kg al terzo piano di un mega centro commerciale. Rip carta di credito

Lisbona è cavolo... sono un po' stanco

Lisbona è tornare in ostello, docciarsi, cambiarsi e puntare verso Starbucks

Lisbona è un palazzo Starbucks di una bellezza rara

Lisbona è ora vado dove mi portano gli occhi. Basta mappe. L'incerto di ogni strada in cui mi ritrovo

Lisbona è la street art

Lisbona è Chiara e Federica che mi sgamano come italiano appena fuori dall'ostello

Lisbona è un parcheggio di 6 piani pieno zeppo di graffiti messi lì su commissione

Lisbona è "quel graffito mi sembra Tensing di Dragon Ball...Voi americani ce l'avete Dragon Ball?"

Lisbona è questo mi pare un gufo.

Lisbona NON è terra renziana dunque....

Lisbona è sto bicchiere me lo stai rabboccando troppe volte maremma maiala. Smettila, cara guida turistica.

Lisbona è un vicoletto che porta ad una palestra di basket in cui c'è


Lisbona è fissarlo per interminabili minuti con la bocca a mezz'asta

Lisbona è un locale lì difronte in cui ordino un sandwich al pesto pomodori e mozzarella da leccarsi i baffi

Lisbona è una foto con gente sconosciuta


Lisbona è 2 tifosi del Basilea in primo piano nella foto, in trasferta con la squadra

Lisbona è Juliana Lima. Tanta roba...

Lisbona è 2 brasiliani che il giorno dopo non ti dicono nemmeno ciao

Lisbona è uno cherry tutto loro che spinge parecchio sullo stomaco (che in quel momento bramava il Mc)

Lisbona è valà che figata di serata

Lisbona è voglio andare verso Belem

Lisbona è Arca Lisboa sull'estuario del fiume, con l'acqua a 3 metri

Lisbona è adesso registro il vento di sto posto

Lisbona è ma quello è un Cristo Redentore

Lisbona è un mappamondo difronte l'arca in cui smoccolo come uno scaricatore di porto

Lisbona è tira dritto verso la torre di Belem

Lisbona è no 6 euro per entrare nella torre, non ve li do

Lisbona è Pastel de Belem. 200 metri di coda. Col cavolo regaz.

Lisbona è una paella in Rua Augusta buonissima ed ad un prezzo commovente

Lisbona è il conto con un dolcetto che...

Lisbona è "scusi me ne porta altri 4? Faccia 5"


Lisbona è questo secondo pomeriggio me lo passo davvero sui divani

Lisbona è una serata tra cattedrale ed amaretto corretto col limoncello

Lisbona è bere sta cosa difronte ad alberi d'arance ed un incastellamento

Lisbona è maremma cane quanto cribbio sto camminando

Lisbona è un'americana a cui spiego che "ewl" lo so perchè ho guardato Jersey Shore

Lisbona è quell'americana che tra se e se avrà pensato che sono un ritardato

Lisbona è una bettola nell'Alfama in cui stanno per cantare dal vivo

Lisbona è voglio andar via da qua al più preso. Non capisco nulla

Lisbona è spiegare all'americana che per noi Ligabue è musica rock

Lisbona è che figata di strade

Lisbona è svegliarsi la mattina e scoprire di avere 1 altro giorno di prenotazione in albergo

Lisbona è il tram 28

Lisbona è una linea di tram che taglia l'intera città. E fai fatica a pensare a qualcosa di più figo.

Lisbona è far le foto con mezzo busto fuori dal tram alle case con le piastrelle


Lisbona è ma cacchio quella è un palazzo-ascensore

Lisbona è adesso scendiamo e spingiamo


Lisbona è se adesso non frena entriamo nella cucina della shura al piano terra 


Lisbona è che figata di tour ho fatto

Lisbona è ora mi perdo nell'Alfama 

Lisbona è forse è il caso di farsi la barba

Lisbona è uno shop pakistano più imboscato di una caccia al tesoro

Lisbona è un pomeriggio in sala comune guardando un po' di cose al pc e bevendo una birra

Lisbona è Chiara e Federica che propongono serata al Barrio

Lisbona è una sangria al Barrio buona come non mai

Lisbona è 3 shot offerti dal barista bevuti a goccia

Lisbona è una lavagna in cui scriviamo nient'altro che i nostri nomi

Lisbona è "andiamo a ballare?"

Lisbona è "si, ok!"

Lisbona è entra in un locale, balla i pezzi che ti piacciono e cambia locale appena la musica non ti piace più

Lisbona è una messicana che ci rifila shot dal "dubbio" gusto

Lisbona è una sorta di gay bar dove finiamo per ballare sul palco

Lisbona è andiamo via tra mezz'or...tra 10 minu...andiamo via va...

Lisbona è minchia come è bella Barcellona

Lisbona è un ritorno verso l'ostello con addosso felicità unica

Lisbona è ciao ragazzuole buon prosieguo, io torno in Italia

Lisbona è si a sto giro è proprio checkout

Lisbona è un ultimo saluto alla ricerca di calamite da distribuire al parentume

Lisbona è il ritorno verso l'aeroporto con già un secco senso di nostalgia addosso

Lisbona è un viaggio ormai concluso

Lisbona, 72 ore dopo, è profonda nostalgia di una città che ho amato nel vero senso della parola

lunedì 19 ottobre 2015

My Way - Alan Friedman

Un bel giorno, nel bel mezzo del cazzeggio cronico, m'imbatto in un programma Tv nel quale si parla di un libro-testamento spirituale che Silvio Berlusconi avrebbe concesso al giornalista Alan Friedman.

Mosso da un effetto fionda gravitazionale che a confronto quello di The Martian pare una panda a gas al semaforo, in 3 nanosecondi ho già interrogato Google su sta storia.

Se Google avesse una voce e parlasse romanesco, la risposta alla mia ricerca sarebbe stata "Si zì, il libro ce sta. Però esce l'8 Ottobre. Oggi è er 20 Giugno.".

Ma l'estate passa presto e prima che qualche altra marchetta dello Stanlio del giornalismo italiano potesse riportare alla memoria st'appuntamento segnato sul calendario, s'è già fatto mercoledì 7 ottobre. Amazon, tramite un gentile operatore mi dice che il libro sarebbe stato disponibile per dispositivi Kindle già pochi minuti dopo la mezzanotte. Sicchè striscio virtualmente la Mastercard e tac: My Way è sul mio Ipad.

"Cazzo è il testamento spirituale di Silvio Berlusconi. Piaccia o non piaccia parliamo di un uomo da 8 miliardi di euro. Quando un uomo da 8 miliardi di euro, imprenditore ed ex-primo ministro, accetta di scrivere a 4 mani un libro del genere, il risultato non può che essere una bomba!"

Ecco a voi le mie aspettative su questo libro. Tutto molto bello direte voi. No. Manco per il cazzo.

My way è per il 70% uno spaccato inutile su Silvio Berlusconi. Prima del capitolo dedicato ai frenetici giorni del 2011, ciò che leggerete saranno le versioni sui fatti più importanti di cronaca giudiziaria e non che hanno riguardato Silvio Berlusconi in cui però, ovviamente, è riportata la sola versione di zio Silvio.

Silvio ci spiega che lui non ha mai tentato di pressare Montanelli nel '93. Ci dice che i soldi che provenivano dalle holding svizzere con la quale ha finanziato i suoi primi progetti edilizi, erano mascherati per mascherare gli imprenditori che a quei tempi erano nel mirino dei sequestratori della mafia. Giura di non aver mai scopato con Ruby. Che la legge Mammì non è arrivata tramite un giro di mazzette. E potrei andare avanti per un'altra decina di righe, se non fosse che mi stufo a leggere di ste storie. Figurarsi a scriverne.

Ricapitolando se avete intenzione di leggere questo libro e conoscete già un po' di cose su zio Silvio, datemi retta: saltate a piedi pari al capitolo dell'estate del 2011.

"Ok, va bene. Quindi mi stai dicendo che a questo punto le cose svoltano e che il libro riguadagna mordente, si?"

Ahm.......Non proprio.

O meglio. Lo fa, ma non è Silvio il protagonista. Il che non è terribile per i fatti che vengono narrati. Se non fosse che trovandoci a leggere la biografia ufficiale di Silvio da Arcore, COSA MINCHIA ME NE PUO' FREGARE DI QUANTO E' IDIOTA SARKOZY?

"Vabè ma non puoi capire storicamente Berlusconi senza sapere cosa è accaduto nel vertice di Cannes. Delle parole di Nicolas e di madame Bruni. Di quelle pronunciate da Obama. Delle occhiate di Zapatero a Barroso mentre Silvio rifiuta gli inviti sgarbati del Napoleone di stocazzo ad accettare il prestito del FMI".

Cara la mente mia: non porre in gioco obiezioni fintamente logiche. Dell'intrigo internazionale che pian piano si sta rivelando un fatto vero e non l'ennesima invenzione messa su da Silvio e dalle sue manie di persecuzione, sappiamo parecchio già da tempo. E lo sappiamo proprio perchè a rivelarcelo è stato un attento lavoro di fact-checking condotto dallo stesso autore di questo libro. Aiutato da un ex-primo ministro (Mario Monti) a cui non nessuno ha mai spiegato che un incontro privato e abbastanza segreto, deve restare tale anche nel tempo. Andare in giro a raccontare di trame filo-internazionali con te protagonista, fa del soggetto un coglione più che un super-eroe.

Sicchè obiezione respinta. E facendo così arriviamo all'ultimo 10% del libro con in tasca giusto qualche pagina di vicende narrate con ritmo e virgolettati abbastanza pesanti in termini geopolitici e nulla più.

Friedman, per quest'ultima parte di libro, capisce di essere stato abbastanza inutile e finalmente si dedica all'uomo Silvio Berlusconi. Ne è la riprova che i tempi verbali non sono più declinati al passato, ma narrano dei giorni della condanna definitiva di Silvio, narrata in presa diretta. O della cena di famiglia del Lunedì sera. O di un tour nella casa in Sardegna, tra gli 80 ettari della tenuta Berlusconi. Evviva Dio Alan! Sta venendo fuori lo "spirito" di Silvio Berlusconi.

Peccato che le tappate sull'ipad ci portano dritti dritti verso la fine del libro. In cui la ripetitività la fa da padrone. In cui, colui che in Tv ci va per dire che nel libro non troveremo mai un'opinione sul personaggio, trovano posto righe di rivalutazione politica che non ci sarebbe alcun male a scrivere, se perlappunto, non ti fossi intestato una battaglia di imparzialità.

Una serie di scatti della vita di Silvio Berlusconi ci portano verso il termine. Verso un amaro in bocca che non dimenticherò mai.

Verso la consapevolezza che tra qualche anno se ne sarà andato un uomo (uomo... e sottolineo UOMO) la cui vita è stata innegabilmente "eccezionale" o fuori dal comune, per fugare qualunque mia vicinanza alla sua causa politica, senza che NESSUNO ne abbia narrato in maniera seria sentimenti, animo e spirito.

Ciao Sì...

martedì 13 ottobre 2015

Poker online - Il mio bambino difficile (Capitolo 3 - Il difficile)

"L'ho aspettata per giorni. Credevo avesse voglia di proseguire la nostra analisi con passo più spedito. Cosa è successo?"

Caro Dottore, mi scuso per il ritardo. Ho avuto un impegno universitario rilevante, dopo il quale, mi sono tuffato interamente in un nuovo rapporto proprio con il bambino difficile.

Per 12 giorni ho dovuto sottomettere me stesso al lavoro, senza fronzoli, senza possibilità di distogliere l'attenzione, senza pause. E' ciò che andava fatto e forse ciò che serviva per poterle parlare ancora meglio del nostro tema.

Ora ci sono mentalmente e possiamo continuare.

"Difficile. Perchè?"

Esiste un lavoro che non trasmette stress? Finanche coloro che sono impiegati in quello che definirebbero il loro "dream job", possono dire di vivere un'avventura lavorativa che non trasmette mai e poi mai sensazioni negative? Se la risposta a queste domande è no, come sono convinto, allora è semplice intuire perchè il nostro bambino non possa non essere difficile.

Ma c'è altro. La natura del gioco fa si che la perfidia esercitabile sull'individuo che lo pratica, sia in grado di  raggiungere vette inaudite o generare conflitti mentali degni dei peggiori addi tra partner in una relazione di coppia.

Se l'impiegato sa che al termine di un lavoro corretto, nulla è a rischio e che molto probabilmente a fronte di quell'impegno intensivo, corrisponderà una gratificazione personale/mentale/economica, colui che gioca di questa certezza ne è privo.

2 settimane fa, proprio in queste ore, uscivo dall'aula della mia università con buone sensazioni circa la riuscita dell'esame. Con quel bagaglio di entusiasmo, di libertà e spensieratezza decisi di dedicare qualche giorno al gioco. Il mio intento, più che economico, era quello di concedere alla mia mente qualcosa di positivo. Un premio per essere stata presente nelle settimane precedenti all'esame. Un incentivo ad esserci in quelle successive, ossia queste, in cui tornerò sui libri.

Quella libertà e spensieratezza, quella consapevolezza di essere a posto, quell'approccio "easy" al gioco, in 48 ore si è tramutato in un buco economico, non direi considerevole, ma quantomeno... degno di altri stati d'umore.

Le confesso che nonostante non avessi troppe preoccupazioni economiche, derivanti da quel paio di sessioni, il sonno di una notte non è stato dei migliori. Pur sapendo bene che spesso ciò che facciamo per ore ed ore durante la veglia, riusciamo a portarcelo anche nei nostri sogni, l'indomani mattina ho aperto gli occhi con "preoccupazione". Anzi "paura". La solita paura di cui le ho già parlato..

Nei 10 giorni successivi ho barattato sonno, stress e kg di energie mentali per riprendermi ciò che consideravo mio e che la dea Varianza si era presa indebitamente, con relativi interessi, mettendo assieme lo stipendio dell'impiegato di cui le parlavo. Avrei potuto continuare ma ho preferito fermarmi ed appianare, dopo aver appianato già l'aspetto economico, l'aspetto delle sensazioni.

In queste ore sto maturando la parte romanzesca di questi 12 giorni. La risalita dopo una brusca discesa. Buone sensazioni della vita reale che scorrono di pari passo con quelle del mio "lavoro", dopo essere state in pesante conflitto per 48 interminabili ore.

Ecco proprio nell'alta probabilità di contrasto tra sensazioni carnali ed emozioni di gioco, l'aggettivo "difficile" trova la sua spiegazione.

"Mi spieghi come mai questa disciplina richieda così tanti sacrifici ed in che modo li giustifica a se stesso, se l'aspetto economico non è di primaria importanza."

Ciò che io interpreto come "sacrifici" altro non sono che le ore di straordinario a cui il geometra dell'azienda X è chiamato per terminare in tempo un determinato lavoro assegnatogli. Tutto ciò che rientra in una sessione di gioco, dall'inizio alla fine, raramente è un sacrificio. Tutto ciò che è RELATIVO alla sessione di gioco è un sacrificio.

Le faccio degli esempi. Dopo le 2 sessioni negative ho incontrato amici e fatto serata con loro. Oggi, dopo anni di pratica, ciò che accade durante una sessione impatta poco poco poco sull'umore di me lontano dallo schermo del PC. Anni fa non era così, ma la lettura di alcuni testi ed un senso di maturazione interna, mi hanno portato fino a questo punto. Ma nessuno, ripeto nessuno, può esercitare un senso di completo controllo sul proprio cervello. Sicchè anche per pochi secondi può essere che davanti ai nostri occhi spunta la cifra persa o le brutte sensazioni vissute. Un solo nanosecondo. Eppure esiste. Lo controllo senza problema alcuno. Eppure esiste. Rimanere allegri e positivi quando il lavoro va male, mi creda, è la mia definizione di sacrificio.

A volte però, può capitare che si debbano compiere sacrifici materiali se ci poniamo come obiettivo qualcosa. Non nascondo di essermi privato più volte di esperienze che rimpiango, per poter rimanere al pc e fare il mio dovere. Ogni volta che apro il client di gioco al di fuori delle ore di gioco pianificate, mi auguro che non esistano le condizioni per sessioni straordinarie. A volte quelle condizioni ci sono e spesso mi trovo difronte alla scelta di giocare piuttosto che far altro. L'analisi costi-benefici è un concetto accademico che fortunatamente mi viene spesso in aiuto in queste situazioni. Sicchè capita che nonostante le condizioni di gioco siano parecchio buone, spengo tutto e faccio altro. Quando ciò non capita è difficile utilizzare un termine diverso da "sacrificio". Certo se alla base di quella scelta c'è un processo logico e razionale, l'impatto "negativo" del termine sulla mia mente è limitato. Ma nonostante ciò non trovo termini diversi o non li reputo corretti per delineare questo genere di fatti.

"Comprendo. Giunti a questo punto immagino che Lei voglia sentirsi dire da me se l'utilizzo del mio titolo sia proprio alla questione trattata. Purtroppo però io sono morto ed anche se non lo fossi, sono decisamente il frutto di uno stile narrativo e non della realtà, e dunque, la nostra conversazione termina qui, senza giudizi, commenti o pareri di sorta alcuna.

Viva una buona vita."

domenica 20 settembre 2015

Poker online - Il mio bambino difficile (Capitolo 2 - Il bambino col grembiule)

"Bene, riprendiamo. Utilizzi il termine bambino. Perchè?"

Ho conosciuto più persone che hanno dedicato ad una passione, tempi enormi della propria vita, curandola come se una moto, una racchetta, un giornale o un qualunque oggetto inumano, in realtà fosse un qualcosa dotato di anima, bisognoso di tutte le attenzioni del caso.

Non saprei dirle quando ciò che sto per dirle è avvenuto, ma un giorno, leggendo un articolo di approfondimento su un aspetto strategico del gioco, mi venne in mente una sorta di flash: vedo una scena in cui un padre infila il grembiule al figlio, abbassa il colletto, controlla i polsi, fissa il bambino negli occhi ed esclama "ok figliolo, sei pronto per la scuola".

Nell'attimo immediamente successivo a quella sorta di sogno, ebbi paura. Una paura fottutissima.

"Paura di cosa?"

Di perdere il controllo della situazione. Come le ho già detto, gli spettri della ludopatia si sono affacciati nella mia vita, tramite racconti di famigliari, prima ancora che io facessi conoscenza col congiuntivo del verbo avere. Quello che mi venne da pensare in quell'attimo fu che forse non ero più io ad avere il controllo su questa passione, ma che fosse lei ad averlo su di me.

Mi ci vollero un po' di giorni per sviscerare la questione. So che può sembrar folle ma in quei momenti volevo affrontare la situazione. Volevo essere certo di avere un controllo solido sulle cose.

Fuggo spesso da questioni simili che richiedono un'analisi mentale sui fatti accaduti. E' una mia grave mancanza. Ma quella volta no.

Ripensai a quel flash decine di volte nei giorni successivi e giunsi alla conclusione che tutt'ora sposo in pieno, senza ripensamenti.

Il poker si stava ricavando un posto tutto suo nella mia vita e mi stava manifestando la sua volontà di essere approcciato come qualcosa di serio. Non più un semplice gioco. Di certo non una dipendenza. Qualcosa più simile ad un lavoro o ad un impiego. Come un'azienda da portare avanti. Come l'allenamento per uno sportivo. Come qualunque cosa della vita che merita attenzioni affinchè possa funzionare. Come un bambino a cui un padre deve prestare attenzione prima di uscire, affinchè si presenti in aula, perfetto sotto ogni punto di vista.

Nell'attimo esatto in cui pronunciai tra me e me queste parole, quel marasma marasma presente nella mia mente, contenente anche paura, d'improvviso cessò di esistere. La tempesta era stata notevole. Ora però regnava la quiete.

Da quei giorni sono passati anni. Non ho mai avuto altre paure collegate al gioco, anzi. Più e più volte mi è capitato di utilizzare una sessione di gioco per ritrovare calma e serenità dopo una giornata pesante o dopo un litigio.

Oggi, caro Dottore, quel bambino a cui il padre infila il grembiule, è cresciuto ed è diventato un amico coetaneo col quale bere una birra in pace e fare quattro chiacchiere.

"La conclusione di questo suo excursus sembra cozzare col termine immediatamente successivo, ossia difficile. Qual è la chiave di raccordo?"

Ho bisogno di tempo per mettere assieme un discorso, Dottore.

Al prossimo incontro.

mercoledì 16 settembre 2015

Poker online - il mio bambino difficile (Capitolo 1 - La genesi)

Caro Dr.Hoffman*,

mi chiamo Marco ed in questo post prendo in prestito il nome del suo capolavoro, sostituendo l'LSD con ciò che, se senza alcun dubbio, ha maggiormente influenzato la mia breve vita: il poker online.

Come se non bastasse, la battezzo come mio interlocutore immaginario, alle cui domande, risponderò in completa onestà intellettuale, morale e sentimentale.

Mi perdoni. Una mente come la sua, tirata in mezzo da un pirla qualunque. Prometto di non intestarle domande banali.

"Tutto ebbe inizio quando, esattamente?"

Tutto ebbe inizio una sera d'estate tra il quarto e il quinto anno di liceo. La vita mi sorrideva in ogni suo aspetto. Imbucavo volantini per una agenzia di pubblicità locale instascando un discreto gruzzolo, la scuola non creava problemi ed ogni serata estiva regalava memorie indelebili.

Le serate in giro terminavano tardi, ma l'adrenalina, il ritmo, o entrambe le cose, non mi permettevano di gettarmi a letto e prendere sonno seduta stante.

In un'epoca senza smartphone, senza internet a portata di mano etc, le opzioni plausibili per guadagnare il sonno erano: giornali, tv o lettore CD portatile. Ben presto iniziai a preferire la TV. Anzi: la parabola.

La programmazione notturna offriva poco. Marzullo la maggior parte delle volte. Sicchè Dubai Sport, Abu Dhabi Sport o qualunque altra cosa contenente la parola "sport" erano alla base del mio zapping alla ricerca di qualcosa che conciliasse il sonno, possibilmente. C'era anche un canale sportivo nostrano. Tal SportItalia. Alle 2 di notte, tutti i martedì mercoledì e giovedì, andava in onda una sorta di show con carte, chips, tavoli, pubblico e milioni di dollari. Il World Poker Tour.

Da ignorare cosa fossero il 99% delle cose che passavano a schermo durante quello show, passai ben presto ad augurarmi, durante il tragitto di ritorno verso casa, che anche quella notte SportItalia fosse al suo posto e che finanche quella sera, la programmazione prevedesse una puntata del World Poker Tour.

Allo stesso ritmo con cui montava in me la passione verso quel gioco, l'inizio della scuola, con i suoi fusi orari, mi trottava incontro. Ben presto tornai ad occuparmi di matematica, latino, storia e filosofia. Il poker scomparve totalmente dal mio radar. Finchè...

Finchè una domenica d'inverno ero al Pc e dal nulla, per una frazione di secondo, mi venne in mente la parola poker. La googlai e venne fuori come primo risultato una certa Full Tilt Poker.

"Quindi fu quella domenica che varcasti il confine tra passione mentale ed hobby materiale"

Si. No.

Era un mondo tutto nuovo di cui continuavo a capirci poco. Ero minorenne, cresciuto in una famiglia che fino a poco tempo fa, malediva ogni genere di "vizio". Alcool, droghe, gioco.

Gli scenari dipinti attorno a questi vizi erano i più catastrofici immaginabili. E io ero lì, con un programma chiamato Full Tilt Poker, installato sul mio pc. Era un paradosso da legge del contrapasso. Avevo paura perfino di aprirlo.

Decisi di porre un filtro. Googlai ancora, ma questa volta non mi soffermai sui siti che offrivano partite.

Wikipedia non era ancora LA fonte di riferimento per tutto. Sicchè mi ritrovai in un forum. Piw, acronimo di PokerItaliaWeb. Fu lì che iniziai a comprenderne le regole, le dinamiche, qualche spunto strategico, ma soprattutto fu lì che iniziai a leggere cose diverse sul "gioco" rispetto ai racconti di presunti ludopatici che ai pranzi in famiglia, venivano fuori una domenica si e una no.

"E' un gioco di abilità, lo dicono perfino nel film Rounders". Guardai quel film e cavolo: si parlava esattamente di skill game. Fu così che, fugate tutte le paure legate a facili ludopie contraibili co Full Tilt Poker divenne uno dei programmi più lanciati sul mio pc, nei mesi successivi.

"Ok. Dunque aprivi questo programma e..?"

Osservavo i tavoli. Osservavo le partite in corso. Quelle più esclusive. Ero underage e da ragazzino non credo di aver mai infranto significativamente la legge. Fino al compimento dei miei 18 anni, decisi che non avrei aperto alcun conto. Nemmeno con dati falsi. Sa: continuavo ad avere, tutto sommato paura.

Poi i 18 anni arrivarono. E decisi di provarci. Versai 50$ su Full Tilt e la notte prima della prova di italiano della mia maturità, portai a casa all'incirca 250 euro.

Veramente non li portai a casa io. Era tardi secondo mia sorella. Fece irruzione in camera, allungò la mano e spense il modem per la connessione mentre ero alle ultimissime fasi di un torneo. Non mi restò altro da fare che quasi piangere, e mandare un sms ad un amico, chiedendogli di terminare al mio posto quel torneo. Ricevetti un messaggio quella notte, con la scritta "ho chiuso al quinto posto. Hai vinto 250 euro".

Il giorno dopo iniziai la maturità e per 3 settimane buone, il poker uscì totalmente dalla mia vita.

"Bene. La genesi mi è chiara. Nel prossimo appuntamento approfondiremo l'aspetto del bambino difficile. Si prepari."

Al prossimo appuntamento Dottore.

Il viaggio continua..

lunedì 14 settembre 2015

"Devo aprire un blog!"

Questo blog nasce di Lunedì. Un'idea partorita al Lunedì si porta addosso una probabilità di fallimento superiore rispetto a quelle partorite in qualunque altro giorno della settimana. I buoni intenti del Lunedì spesso e volentieri, se la danno a gambe prima dell'ora di LunedìFilm su Rai1 e della sua sigla.

Avrei dovuto aprire questo blog, dunque, un altro giorno della settimana. Ma da quando ero piccolo, vivo con la fobia del Giovedì pomeriggio. Cos'è?

Avete presente quelle volte in cui avete il palato che è come se stesse assaporando un cibo specifico o una bevanda che bevevate qualche mese prima e che da un giorno all'altro non avete mai più bevuto? Ecco io questa sensazione, da piccolo, l'ho vissuta troppi Giovedì pomeriggio, che per chi non lo sapesse o non vivesse nel mio stesso comune, è il giorno di chiusura infrasettimanale dei negozi di genere alimentari.

Minchiate a parte (ma preparatevi a leggerne tante), apro questo blog perchè spesso e volentieri mi capita di voler scrivere qualcosa che poco si confà agli status dei social network. Scrivere 10 righe di status su Facebook è una tortura per chi legge. Non posso biasimare chi, forse dopo l'ennesimo post lungo 3 pagine di Guerra e Pace, ha deciso di mettermi nell'ignore list. Scusate ragazzi, l'ho capito troppo tardi.

Di cosa parlerai prevalentemente?

La ringrazio signorina per questa domanda (si si, potete chiamare la neuro. Ne avete facoltà e fossi in voi lo farei) e le rispondo che questo blog spazierà in maniera forse eccessiva tra mille temi. Spesso e volentieri sarò ispirato dai fatti di attualità. Altre volte butterò giù le mie impressioni su temi di carattere antropologico (dopo aver visto cosa significa antropologico su wikipedia).

Il tutto con 1 obiettivo ben preciso: migliorare la mia capacità di scrivere, spesso troppo arzigogolata, che mal si addice alla comunicazione moderna.

Questo blog dunque, oltre ad essere la casa dei cazzi miei e del "comelapensoio", sarà come quelle decine di temi che le suore mi assegnavano come compiti estivi, per non dimenticare in 3 mesi, quanto appreso nei precedenti 9.

Spero di avervi convinto a non cambiar canale sin da subito.

Buon viaggio.