Proprio mentre stavate pensando "oh zitti che quest'anno forse ci scappottiamo i post-bilancio su facebook" ecco che tra capo e collo v'arriva quello dello scassacazzi degli scassacazzi.
Dopo essermi congratulato con il vostro sadismo che vi ha spinto a clickare sul link nonostante l'indisposizione per questo format, è forse il caso di passare alle cose serie.
1 anno fa stavo inguaiato pesantemente. Non avevo 1 piano per alcuni esami universitari e, ricordandomi con precisione tutte le preoccupazioni, non avevo la più pallida idea di come avrei potuto passare l'esame di Scienza delle Costruzioni ignorando pressochè tutto della linea elastica. Oggi quell'esame è storiaed il 26 croccante che aspetto che appaia nella mia carriera online è il classico segnale che ad ingegneria le preoccupazioni non passano mai del tutto. Fanno un lungo giro e ritornano.
Ecco forse proprio il fronte esami è l'aspetto di cui più vado fiero per quest'anno. Ne ho dati tanti, li ho superati tutti. Roba che nemmeno io sotto effetto di amminoacidi avrei potuto immaginare.
Da qui però voglio ripartire parlando brevemente di un aspetto di vita secondo me importante ma troppo spesso sottovalutato, almeno da me.
Nel vortice di sessioni d'esame continue, mi sono completamente dimenticato di gustarmi la gioia di un piccolo traguardo raggiunto. Di strada dalla sede del Politecnico, verso casa mia, ho sempre e costantemente pensato allo scoglio successivo invece di ferarmi un momento e "celebrare".
Io non so se spostare sempre più in alto l'asticella sia la strategia ottimale. So che 5 minuti, 5 ore, 5 giorni o il tempo che serve, sono fondamentali e vanno presi sempre, no matter what, perchè a fine anno, a fine sessione, a fine mese o a fine settimana, potresti ritrovarti scarico di energie mentali, che più di quelle fisiche, fanno la differenza nella vita.
Quindi buon proposito numero 1 per il 2017: gustarsi un traguardo prima di spostare l'asticella sempre più in alto.
Sul fronte poker/finanze, il 2016 non si contraddistingue come un anno mooolto profittevole. Tra Giugno e Ottobre ho swingato parecchi euri e solo a fine Novembre ho chiuso la voragine che si era aperta. Il fatto è che nel frattempo ho dovuto sopravvivere ed investire per uscirne. Ergo il profit overall dell'anno (circa 5.5k) è stato quasi del tutto assorbito dalla "sopravvivenza".
Buon proposito numero 2 per il 2017: mettere qualche euro in più da parte.
Il buon proposito numero 3 dell'anno, non si dice per scaramanzia. Dio solo sa quante volte al giorno ci penso. Vabè, andiamo avanti.
Un altro aspetto di cui vado fiero dell'anno che sta per chiudersi è quello che riguarda il prossimo. Tra convocazioni in Polizia e mamma che sclera, quest'anno sono riuscito a portare un sorriso ad una casa famiglia della mia città, per circa 20 Domeniche. Essenzialmente tutte le Domeniche che ho trascorso a casa, i ragazzi della casa famiglia hanno mangiato dolci et similia alla mia ed alla loro salute.
Per questo, solo per questo, quest'anno non vi ho attaccato il pippone sui regali da prendere negli shop online di MsF, Unicef, Emergency e quant'altro. I link però ve li metto lo stesso. Non si sa mai che vi scatti la vena dell'altruismo o che vi sia rimasto da sistemare lo #ziodallaGermania che sta per tornare ed al quale vi tocca fare un pensierino.
Buon proposito numero 4 per il 2017: fare meglio o fare di più su questo fronte.
Oh: ve l'ho detto che sto per diventare zio? Ecco. Inutile sparare una data ma dritto e storto diciamo che il prossimo blog lo scriverò da zio.
Dicono che noi ragazzi non diamo tante soddisfazioni quando si tratta di queste cose. Ecco forse è vero. Forse non realizziamo subito che cosa significa una nuova vita ma... dateci tempo. Dateci solo un po' di tempo.
Buon proposito numero 5 per il 2017: cercare di essere uno zio bravo.
Dando una rapida rilettura a quanto scritto fino ad ora, mi sa che tutti i fronti che avrei voluto coprire, sono stati coperti. Ci sono altre cose minori che mi piacerebbe portare a termine ma fondamentalmente urterei quella vena che scorre da qualche parte e che prende il nome di vena del checazzomenefrega.
C'è solo un'ultima cosa che mi auguro: meno odio tra le persone. Meno odio tra me e gli altri, tra gli altri e me e tra il mondo ed il mondo stesso. Ragazzi calma, facciamo tutti un buon respiro e ripartiamo perchè per ora non stiamo andando da nessuna parte.
Questo post sarà pubblicato senza alcun editing per preservare lo stato emotivo che lo ispira. Vi chiedo perdono preventivamente per eventuali errori di battitura, punteggiatura o grammatica.
Sono sveglio da 1 ora e non faccio che pensare alla conferenza stampa post voto di Renzi di ieri sera. Non so in quanti hanno avuto l'opportunità di vederla ma sarei curioso di sapere se anche voi, in quei minuti di discorso, avete avuto un calo d'umore abbastanza marcato.
Non credo che sia stato Renzi a farmi scendere l'umore ma la realizzazione del fatto che l'ultima speranza di un normodotato al governo, è andata a farsi friggere con il voto di stanotte.
Non ne faccio mistero, non ne ho mai fatto. A questa riforma avrei votato SI e si, sono un sostenitore dell'azione di governo renziana. Matteo, come personaggio, mi piace un po' meno, ma nella sua ricetta di governo, riponevo più di qualche speranza per il mio futuro, per il futuro delle persone a me care e perchè no, anche del futuro del mio Paese.
Stanotte gran parte di quelle speranze sono sparite ed incombe nella mia testa quel test di razionalità che mi imporrebbe di rispondere al quesito "what's next???". Ma non lascerò che vinca.
Non voglio ragionare del futuro politico di questo Paese, non voglio vagliare le alternative, non voglio analizzare lo scacchiere, i flussi, il voto. Oggi mi rifiuto di fare qualsiasi di queste operazioni.
C'è un modo di dire tutto americano che in questo momento mi rimbomba per la testa. E' declinabile in qualsiasi modo perchè il succo dell'espressione sta nel rivolgersi semplicemente a questo fantomatico amico.
Jamaaaal.................................................it's not my time
Mi viene in mente sta mezza cagata perchè per me è tutto qui il problema.
L'Italia si rifiuta di cambiare la costituzione ma non prendiamoci in giro: si rifiuta di fare tutto. Opera strategica, mossa strategica, intervento strategico. Qualunque cosa. Il "No" è l'opzione che prevale ogni volta che in ballo c'è la possibilità di dipingere un futuro diverso dal presente e dal passato.
Ero giovane e non capivo come mai nella progettazione dei processi produttivi, le funzioni da massimizzare o minimizzare contenessero dei coefficienti minori di 1 applicati per esprimere la resistenza al cambiamento. Non capivo, oggi capisco.
E' solo un nostro problema? Girando un po' il mondo, fisicamente e virtualmente, mi son reso conto di no. Ma l'idea di essere in buona compagnia, non allevia la mia sofferenza difronte a questo problema.
Renzi era il meno peggio. Quello che tutto sommato riusciva a fare 1 cosa buona a turno per tutti. Coglionazzi a parte.
Ma l'abbiamo sfanculato stanotte.
Ma stanotte abbiamo votato sulla riforma costituzionale...
Fatta dal suo governo.
Vi ci vedo a difenderne le gesta "tranne la riforma costituzionale". Vi ci vedo proprio. Vi vedo farlo insieme al commento snob post risultato col quale esprimete un po' di preoccupazione latente, come se, al netto del vostro no, in voi fosse chiaro il fatto che post-Renzi c'è solo merda diffusa.
Tempo fa, ragionando di forze populiste, mi ero convinto del fatto che quel modo di pensare barbaro tipico di alcuni preti di qualche decennio fa, fosse più che mai attuale.
C'era una volta l'epoca in cui ogni disastro umano, naturale o che ne so io, veniva commentato dalla Chiesa come pena inflitta da Dio agli uomini per aver fatto X, Y o Z.
A dire il vero, a sprazzi, qualche commento del genere viene ancora fuori, ma quella che ho in mente io è una scena del genere di quando ero piccino, per cui consentitemi di credere che andando indietro nel tempo, questa fosse una reazione più sovente rispetto ai giorni nostri.
Orrenda o no, oggi credo che solo un quinquennio a guida populista potrà salvarci dal populismo.
E' brutto, lo so bene. E mi corre un brivido lungo la schiena al sol pensiero. Ma è una malattia che bisogna prendere o una sciagura divina che dobbiamo subire, per maturare gli anticorpi necessari o riprendere la "retta" via.
Soltanto affidando le chiavi della giostra ai coglionazzi di cui sopra, l'Italia potrà finalmente comprendere che eletti certi personaggi, non potrà cambiare un'emerita mazza.
Soltanto sbattendo il naso contro un muro così resiliente, l'Italia potrà finalmente comprendere quali sono i danni che il potere al populismo può creare.
Sto rosicando? Si parecchio. Mi piace essere chiaro quando vinco e quando perdo. Il fatto è che oggi, come ha detto Renzi, ha perso il fronte del Si, ma la certezza che un giorno ripenseremo a questi 1.000 giorni col sospiro tipico di ricorda tempi decenti (non fatemi dire belli perchè sarebbe troppo), è vivo più che mai.
Bella pe te Mattè, che se in politica non vorrai rimetterci più piede, potrai spenderti un curriculum della madonna in millemila settori privati, come se fossimo negli Stati Uniti.
Bella pe me Mattè, che per avere un curriculum, devo staccare ora e dedicarmi all'esame di mercoledì, con l'umore che pompa dei "boh" espressivi e sentimentali, degni del finale più assurdo di una serie tv.
"Immagina di fondere gli abitanti di Milano e di Palermo per creare un enorme agglomerato urbano da 2 milioni di abitanti di nome Aleppo.
Un agglomerato che di Milano ha l'importanza economico-sociale e di Palermo ha il mercato di Ballarò, le bellezze architettoniche ed il sole che sembra essere stato creato apposta per dare ancora più splendore ai colori della città.
Immagina un posto in cui per millenni hanno convissuto, tra alti e bassi, le confessioni islamiche e cristiane nelle loro più diverse sfaccettature.
Ecco: tutto questo, nonostante nel 1986 sia stato dichiarato patrimonio dell'umanità dall'Unesco, da 4 anni, ospita uno dei conflitti urbani e civili più cruenti della storia.
Aleppo, oggi, è quell'immagine senza forma che si genera nella tua testa, quando qualcuno usa il termine: caos.
L'uomo costruisce muri fisici dalla notte dei tempi. La grande muraglia cinese venne edificata per marcare i confini del regno e proteggerlo dalle scorribande dei popoli confinanti.
Ma anche nei giorni nostri si è ricorso a questo genere di opere per "proteggere" un territorio dal resto del mondo. Israele nel 2002 ha costruito la barriera di separazione in Cisgiordania.
Trump vuole costruirne uno con il Messico e Berlino fino a meno di 2 decadi fa, ne ospitava uno che suddivideva il territorio in una zona controllata dal blocco russo, ed una ad egemonia occidentale.
Ad Aleppo il muro fisico non c'è. Se ci fosse, sarebbe stato buttato giù a colpi di mortaio o dal proiettile di un Abram M1 o da una bomba sganciata da un Mig-29 siriano o russo.
Ad Aleppo però, da ormai 4 anni, è presente una linea immaginaria di demarcazione, che separa il territorio in tre blocchi. Almeno 3 blocchi...
Ad oriente ci sono i....ecco su questo ci torniamo dopo.
Ad occidente c'è il fronte filo-governativo di Bashar Al-Assad, che con l'appoggio della logistica e dell'aeronautica russa, sta cercando di riprendere il controllo della zona in mano ai "ribelli".
A complicare il tutto, c'è anche una porzione di territorio, o di distretti come è più giusto chiamarli, in mano all'unità di protezione popolare, aka YPG, alla quale non piace nè l'esercito regolare siriano, nè ovviamente l'insieme di fazioni che al momento controllano la parte orientale della città.
Una città divisa in tre blocchi, non è già di per se, un envirorment in cui è facile perseguire gli ideali di pace e convivenza civile. Ma se questo non bastasse, devi immaginare 3 fronti che si guardano in cagnesco e che se potessero, farebbero a meno l'uno dell'altro.
Un caos insomma. Che in inglese possiamo tradurre con il termine mess."
"Si ma hai lasciato in sospeso la questione legata al controllo della parte orientale della città"
"In uno scenario del genere, per noi Europei sarebbe facile capire da che parte stare. A noi non piacciono i dittatori. Siamo amanti della democrazia. Potremmo dircelo nei talk show e limitarci ad auspicare un cambiamento pacifico della questione politica siriana, capeggiata da Al-Assad.
Ma dato che da qualche decennio ci piace esportare la democrazia, vediamo di buon occhio tutti quei movimenti che internamente cercano di accoppare il dittatore di turno. Quando questi non esistono, ci scappa l'invasione dell'Iraq o il supporto alla rivoluzione libica.
Il fatto è che da un po' di tempo non ce ne sta andando bene 1. Ossia: ogni volta che un movimento di piazza accoppa la dittatura, succede un pandemonio che generalmente si risolve con l'instaurazione di un nuovo regime, peggiore del precedente, o in un enorme caos in cui a governare, paradossalmente, è l'anarchia.
Quando l'anarchia la fa da padrone, ecco che spuntano come funghi delle verie e proprie gang. 50-60 uomini armati che nascono dalla sera alla mattina e che con le armi prendono il controllo di qualche distretto.
Aleppo est è esattamente questo. Un territorio in cui l'assenza di apparati statali ha dato il via alla nascita di un numero spropositato di gang armate, che poi, una volta affrontato un processo di confederazione, hanno dato vita ad uno dei conflitti civili più cruenti da quando l'uomo popola questo pianeta.
Il paradosso sta nel fatto che quando si profilò l'idea di accoppare Assad, alcune di queste gang noi occidentali le vedevamo di buon occhio.
Ecco: ora c'è bisogno che io mi fermi e che ti spieghi che in alcun modo questa mia narrazione è volta all'individuare i buoni o i cattivi della situazione. Chi sono io per farlo? Voglio che però tu capisca che l'occidente, in più di qualche occasione, ha commesso dei gravi errori di valutazione degli intenti delle gang sul campo, giudicando come buoni o cattivi gang rivelatesi molto spesso l'opposto di ciò che credevamo.
Questa pratica, spesso fallace, ha fatto si che oggi, ad Aleppo est regnino gang che diversi media, russofoni, arabi ma anche occidentali, chiamano con l'ossimoro più tiltante mai coniato dall'uomo: moderate jihadists.
La guerra, è triste pensarlo, è in grado anche di trollare.
Il fatto è che non c'è nulla di divertente quando a finire sotto i colpi di mortaio ci sono gli abitanti di una città (quelli che son rimasti nonostante il grande esodo di siriani dei mesi scorsi) come Aleppo, allo strenuo delle forze, dei viveri e dei servizi più essenziali.
Devi però sapere che le guerre degli anni 2000 non si combattono più soltanto sul campo, ma anche al tavolo delle contrattazioni internazionali. Un teatro di guerra spesso è soltanto un luogo fisico in cui si affrontano le fanterie opposte. L'esito di una guerra però, quasi mai si manifesta lì dove i proiettili vengono sparati, ma quasi sempre ad un tavolo più o meno internazionale al quale, prima o poi, i vari duellanti si siedono per definire vincitori e vinti.
Ma se sul campo di battaglia di Aleppo è il caos, al tavolo immaginario delle trattative internazionali è ancora più un casino.
Seguimi: Assad gode dell'appoggio militare di Putin e della Russia, contro i so called moderate jihadists, confederati in un fronte che prende il nome di Jabhat Al-Nusra.
Jabhat Al-Nusra, in un primo tempo bollato come fronte "buono" anti-Assad, non è nient'altro che l'Isis ed Al-Qaeda, finanziata dall'Arabia Saudita (sunnita) e dal Qatar ed armata in un primissimo momento dal blocco occidentale in coalizione con gli Stati Uniti.
Jabhat Al-Nusra e l'Isis però sono stati coinvolti in un traffico di armi in cambio di petrolio, con la Turchia, governata da Erdogan, il quale con la propria società di trasporto marittimo, avrebbe comprato dall'Isis milioni e milioni di barili di petrolio di contrabbando.
Ma la Turchia fa parte della NATO, alleanza atlantica tra Stati Uniti, ai quali stanno sulle balle l'Isis, Assad e Putin, e 28 altri stati europei, ai quali stanno sulle balle Isis, Putin e Assad a giorni alterni, ma anche Erdogan.
Gli Stati Uniti però sono stretti alleati dell'Arabia Saudita con un patto commerciale che lega i due stati tramite la vendita di armamenti militari di tutti i tipi. Cacciabombardieri in primis.
Ah: il Qatar citato prima, è un piccolo stato arabo che detiene enormi approvvigionamenti di gas che vorrebbe vendere all'Europa, che al momento compra l'80% del gas russo tramite Gazprom. Per far si che il gas qatariota sia più economico di quello russo, il Qatar avrebbe bisogno di una pipeline che lo trasporti dal golfo persico all'Europa. La pipeline dovrebbe passare dalla Siria, ma diversi anni fa, Assad negò ai qatarioti i permessi per la costruzione del tratto siriano della pipeline.
Per questo il Qatar finanzia con uomini ed armi i ribelli siriani, o moderate jihadists. Ma l'Europa sa che tutto sommato, se Assad dovesse capitolare, si aprirebbe la possibilità di comprare gas a prezzi inferiori, uscendo dalla morsa russa spesso tramutatasi in ricatti sull'apertura dei rubinetti russi a ridosso dell'inverno.
....che al mercato mio padre comprò.
Un groviglio del genere, fatto di doppi o triplici interessi dovrebbe trovare la soluzione al conflitto che da 4 anni imperversa nelle strade di Aleppo.
"E quindi il caos regnerà su Aleppo per sempre?"
Chi lo sa. Chi lo sa se mai qualcuno degli attori di questo conflitto rinuncerà ad uno dei propri interessi per mettere la parola fine ad un conflitto che ogni giorno uccide uomini ed un fazzoletto di terra.
Chi lo sa se mai smetteranno di piovere razzi costruiti negli scantinati, lanciati contro quartieri tutt'ora popolati dai civili. Se smetteranno di piovere dal cielo bombe su scuole ed ospedali, sganciate non si sa bene da chi.
Chi lo sa se il mondo dovrà indignarsi e costernarsi ancora difronte ad immagini come queste.
Nelle giornate di falsa primavera che alternano sole cocente a neve anche a livello del mare, sono sicuro che nelle vostre menti il tarlo pulsante che batte e che non vi lascia prender sonno di sera è:
Come siamo messi nella lotta allo stato islamico (barra) isis (barra) daesh (barra)?
Quello che segue è un breviario corollato da mie considerazioni, della situazione geopolitica dell'area a cavallo tra Siria ed Iraq, nella quale ormai da tempo, s'è instaurato il Califfato islamico.
Se credete di conoscere le basi della faccenda, proseguite con la lettura. Se ritenete insufficiente il vostro grado di conoscenza o volete approfondire meglio la questione prima di leggere le mie considerazioni, eccovi un video (lungo, ma fidatevi: non è affatto tempo sprecato) che vi spiega le origini dello stato islamico, con excursus precisi e dettagliati, utili per farvi capire come è stato possibile che in quelle zone governate da 2 stati sovrani, seppur fragili, lo stato è stato costretto ad abdicare ad una o più organizzazioni terroristiche, confederate con mamma-Califfato.
Domanda semplice: come stanno le cose oggi dal punto di vista geografico? Quali aree sono ancora in mano allo Stato Islamico?
credits to understandingwar.org
Quella che vedete è una carta geografica che ci illustra le zone di egemonia "nera" in cui lo Stato Islamico governa a tutti gli effetti, le zone non ostili all'Isis, le zone in cui sono in corso offensive militari Isis ed infine, le zone sotto il controllo delle milizie curde.
La carta che vi propongo genera una serie di considerazioni che, a mio parere, devono essere fatte per avere chiaro il quadro militare della zona. Quadro che, essendo riflesso delle intenzioni politiche internazionali, ci spiega cosa e come si sta comportando la coalizione internazionale, formatasi all'indomani degli attacchi di Parigi con l'obiettivo di estirpare lo Stato Islamico da quelle aree.
Ai "fan" della faccenda Stato Islamico sarà subito balzato agli occhi che al netto degli air-strike condotti dalla coalizione internazionale e dalla Russia, l'estensione territoriale nera non è cambiata poi di molto dal suo apice ad oggi. Lo Stato Islamico in effetti, a parte una serie di villaggi e piccole città in area Kurdistan iraqeno, resta "padrone" delle sue roccaforti (su tutte Raqqa in Siria e Mosul in Iraq) e delle maggiori città dell'Iraq del nord.
Certo: i bombardamenti russi hanno consentito la liberazione di Aleppo e di Palmira (nella quale alcuni giorni fa si è tenuto un concerto che potete vedere qui e che stride con le immagini di guerra a cui siamo abituati) che in passato hanno fatto da teatro ai video di propanda, ma fondamentalmente non c'è stato alcun tipo di variazione sensibile.
Ok e perchè?
I perchè sono tanti. Cercherò di riassumerli in breve:
La riconquista territoriale prevede che una volta cacciato l'invasore, in quelle aree si insedino forze militari atte al controllo dell'area riconquistata. Uomini che però mancano in quanto, come ben sappiamo, la coalizione ha escluso, strizzato l'occhio e poi escluso di nuovo, ogni azione di propri "scarponi sul terreno". Questa decisione ha implicato un nuovo tipo di strategia militare. Quale?
Resasi conto dell'effettiva presenza sul territorio di forze come l'esercito di liberazione iraqeno (nato come esercito regolare del nuovo Iraq post Saddam), dei Peshmerga della regione autonoma del Kurdistan iraqeno e di altri drappelli di uomini armati considerati "moderati" (...brivido lungo la schiena), ed in cambio di appoggio militare aereo e logistico, la coalizione ha stretto accordi con queste forze, trasformandole di fatto nel SUO vero e proprio esercito di fanteria necessario per combattere lo Stato Islamico negli scontri terreni e nel controllo delle aree riconquistate. Il numero esiguo di uomini a disposizione però, non ha consentito alla coalizione di intraprendere una vera e propria riconquista territoriale. Il focus è stato spostato sull'indebolimento strutturale del nemico che a sua volta, debole a causa delle perdite di uomini per motivi di guerra o per defezioni massicce di mercenari non più stipendiabili, ha preferito ritirarsi verso zone maggiormente presidiate, lasciando di fatto quasi spontaneamente villaggi e città lungo arterie "inutili", che oggi appaiono come vere e proprie città-deserte in cui non vi sono nè civili, nè forze di liberazione, nè uomini incappucciati.
Per questi moviti, sostanzialmente nulla è cambiato nell'area in termini di controllo ed egemonia geografica. Ma fermarsi a questo genere di analisi sarebbe un grosso errore. Vanno rilevati almeno altri 2 aspetti.
1) L'errore legato all'intervento militare in Iraq che ha causato il caos dal quale poi è emerso lo stato islamico, è stato in parte controbilanciato dall'effettiva riuscita della creazione di un esercito regolare iraqeno oggi INDISPENSABILE nella lotta contro lo Stato Islamico.
1.8 milioni di soldati attivi a cui vanno sommati almeno altri 2 milioni di "riservisti" fanno di quello iraqeno, uno degli eserciti militari più importanti dell'aerea a quasi completa disposizione delle forze armate americane, da utilizzare in missioni di alto grado di livello militare necessarie per combattere lo Stato Islamico in termini più sofisticati rispetto allo scambio di mitragliate da trincea a trincea.
In prospettiva futura, la presenza di un esercito così importante addestrato e dislocato nell'aerea consente di immaginare uno stato come l'Iraq finalmente nuovo e pronto a voltar pagine dopo gli ultimi 40 anni almeno di conflitto continuo che ha messo in ginocchio una delle aree petrolifere più importanti dell'intero pianeta.
2) I curdi. Quando ho iniziato a documentarmi su chi fossero i curdi, sulle persecuzioni condotte contro questo che è il più grande popolo senza stato indipendente (anche se la regione del Kurdistan iraqeno rappresentava prima dell'avvento dell'Isis un luogo di pace dove l'esperimento sociale curdo si stava manifestando in tutta la sua bellezza (al costo della concessione dei diritti di estrazione petrolifera a compagnie americane)) e sul loro progetto sociale che stride totalmente con l'area nella quale vorrebbero realizzarlo, sono rimasto letteralmente senza parole. Un popolo con gli stessi ideali di libertà, di uguaglianza e di convivenza pacifica tra popoli razze ed etnie, apparantemente alla base di ogni stato europeo, che si batte per questi valori pur essendo a maggioranza islamica in un'area che vede istituzioni e regimi integralisti che riconoscono, ad esempio alle donne, meno diritti di un topo di fogna.
Un popolo che, contrariamente a quanto si possa pensare, non è supportato al 100% dalle nazioni della coalizione per via di un veto posto dal governo turco che di fatto ha impedito alla coalizione di fornire lo stesso genere di equipaggiamento militare fornito all'esercito di liberazione iraqeno.
Per via di questo veto il confronto sul terreno vede l'Isis forte delle armi e dei mezzi sottratti all'esercito iraqeno durante la conquista delle basi militari delle città conquistate, sommate alle armi di cui è riuscita a dotarsi grazie al traffico di petrolio, contro un esercito fatto di uomini e di donne dotato di AK-47 vecchi di 10-20 anni. Una lotta impari che nonostante ciò, i curdi stanno vincendo, al prezzo di decine di uomini e donne caduti sul campo.
Ma quindi sto Stato Islamico sta cadendo o no?
La questione è complicata. 6 mesi fa avrei puntato ogni mio denaro su un'azione risolutrice che si sarebbe dovuta maniferstare in primavera, condotta dalla coalizione, che avrebbe finalmente spazzato via ogni forma residua di califfato, ripristinando la normalità se non in entrambi gli stati, quantomeno in Iraq dove l'interlocutore politico esiste e tutto sommato è stato messo lì, attraverso libere elezioni, dalla stessa coalizione che oggi combatte il califfato.
Non è andata così e francamente non me ne so spiegare il motivo.
***SPOILER QUARTA STAGIONE HOUSE OF CARDS*** Nel finale della quarta stagione della serie tv ormai cult in america ma non solo, il Presidente Underwood mostra come la strategia militare d'attacco rappresenti dal punto di vista elettorale un jolly per i candidati in carica "underdog" nei sondaggi elettorali. Un popolo al quale viene "somministrata" una guerra giusta si riconoscerà maggiormente nel generale a capo della guerra stessa che, al prezzo di spesso folli interventi, riuscirà a mantenere il proprio posto in capo al governo della sua nazione. ***FINE SPOILER***
Partendo da questa considerazione ed in vista di una serie di elezioni sia in Europa che in America, mi sarei aspettato l'intervento di cui sopra. Leader che mostrano i muscoli e portano come risultato delle proprie politiche estere, l'estirpamento della più grande minaccia globale dei tempi moderni al proprio.
Tuttavia ciò non è stato e la stessa Mosul (seconda città dell'Iraq) è tutt'ora nelle mani del Califfato che tuttavia, indebolito da azioni mirate come il bombardamento dei depositi di denaro, pare concentrato più su strategie di uscita dal territorio e di contaminazione di altre aree fragili dell'africa sahariana, piuttosto che sul mantenimento strenuo delle aeree in cui oggi è padrone indiscusso.
E quindi come andrà a finire la faccenda?
A mio modo di vedere non accadrà nulla di risolutivo finchè l'Europa e gli Stati Uniti si troveranno difronte un paese alleato come la Turchia che impone veti nei confronti di azioni militari serie per arare una volta per tutte il califfato. La guerra condotta in maniera strategica, fatta di bombardamenti alle infrastrutture del califfato, ai pozzi petroliferi dai quale estrae il petrolio con il quale si finanzia, dei depositi di denaro, dei tecnici che supportano azioni in cui vengono coinvolti esplosivi o prodotti chimici, dei mezzi con i quali lo Stato Islamico sposta le proprie pedine o i propri beni, non può portare ad una completa sconfitta del Califfato.
Erdogan continuerà ad imporre il problema curdo (PKK per la precisione) ad ogni tavolo di decisione, legando le mani di chi, e su questo credo di non sbagliarmi, vorrebbe davvero dare la spallata definitiva ad un baluardo spesso utilizzato come primo biglietto da visita per le opere di proselitismo che conducono i giovani delle banlieue francesi o belge ad aderire alla causa del Califfo attraverso attacchi terroristici nelle nostre capitali.
Sul volo EgyptAir MS408 caduto in mare qualche giorno fa, vorrei spendere 2 parole cercando di passare in rassegna le varie tesi ipotizzate dai media.
Due premesse:
1) Questo post è il risultato di una Domenica senza Serie A.
2) Non sono nient'altro che un appassionato lettore di siti e forum legati all'aviazione civile. Quella che segue è una disquisizione che NON va presa come oro colato di un esperto. E' un semplice ragionamento a voce alta, anzi a dita sulla tastiera attivate. Mi raccomando non andate da vostro padre a dirgli "yomik dice che". Yomik non dice niente. Yomik prova a mettere gli elementi in fila, per quanto possibile.
Tesi:
a) esercitazione militare greco-egiziana finita male
b) bomba a bordo
c) guasto meccanico - cedimento strutturale
d) incendio a bordo con relativi sviluppi
e) missile terra-aria
a) il tema dell'esercitazione militare salta fuori ogni santa volta che la storia ci presenta un caso di incidente aereo. Dopo l'incidente di Ustica ormai "tutto lascia presagire che dietro l'incidente del volo blablabla" ci sia un'esercitazione militare o una guerra nei cieli con jet che usano l'aviazione civile come scudo da altri jet che sparano razzi aria-aria che finiscono per centrare l'obiettivo sbagliato. Visto l'elevato traffico di navi presenti in quell'aerea, di una esercitazione militare o di una guerra nei cieli (tra chi?) non ne saremmo dovuti venire a conoscenza da rumors proveniente da alcuni quartieri del Cairo. La probabilità che si sia verificato un evento simile, OGGI, in assenza delle scatole nere del volo, a mio giudizio non supera un 5% buttato lì senza nemmeno troppa convinzione.
b) Venerdì sera quasi tutte le testate giornalistiche erano allineate sull'ipotesi della bomba a bordo. Nelle stesse ore, gli elementi certi a disposizione, erano le due virate (90 gradi a sinistra e 360 a destra) compiute dal volo prima che se ne perdesse ogni tipo di contatto.
L'ipotesi della bomba a bordo, a mio modo di vedere, coccia parecchio con le virate registrate. Il 99% dei lettori di questo blog (compreso me) ignorano la dinamica del volo (shotout to MimmoT). Il che però non ci impedisce di provare ad immaginare la seguente scena:
Guardiamo l'Airbus A320 da questo punto di vista:
all'improvviso una bomba esplode nella parte sinistra della fusoliera. Mentre l'aereo continua ad avanzare (e continua ad avanzare) l'effetto dell'esplosione genera prima una virata a sinistra di 90 gradi (immaginate l'aereo che passa dalla posizione in foto ad una posizione in cui l'ala sinistra è perpendicolare al piano terrestre, per capirci) per poi avvitarsi a 360 gradi verso destra.
Ciò che non mi quadra (e ripeto: non è detto che possa quadrare tranquillamente ad un esperto di dinamica del volo) è perchè l'esplosione di una bomba possa portare ad una dinamica del genere. Se la bomba fosse "piccola" al punto da non causare l'esplosione e la frammentazione instantanea dell'intera fusoliera, allora non avrebbe senso la prima virata. Ma se la bomba fosse stata molto potente, beh non mi spiego la seconda virata in primis, ed in secundis l'assenza sui radar di un cospicuo numero di blip come accadde nel caso di Ustica quando i radar accesi (ahm....shoutout ai radar accesi e spacciati per spenti quella notte) rilevarono un numero elevatissimo di segnali nella zona dell'ultimo avvistamento radar del volo Itavia.
Volendo dare una probabilità a questo scenario, io, magari sbagliando tutto, non mi spingerei oltre il 20%.
c) Ciò che è importante sapere (e che mi lasciò di stucco quando mi fu detto da... ari-shoutout to MimmoT) è che una % vicina al 60% di tutti gli incidenti aerei è legata ad errori del pilota. Il restante 40% va suddiviso tra cedimenti meccanici e questioni metereologiche. (Ad esempio: lo sapevate che il 36% degli incidenti aerei degli USA avviene in Alaska proprio a causa delle avversità metereologiche legate a quell'area? Ecco ora lo sapete.)
Volendo tenerci larghi solo 2 voli su 10, tra quelli soggetti a sciagura, subiscono in volo cedimenti strutturali o avarie irreversibili. Già ma quali sono le avarie irreversibili e quali di queste s'incastrano con le 2 virate registrate?
Un aereo può perdere un'ala o parti di essa (l'estremità, l'alettone o l'ipersostentatore). Può subire il distacco di un motore dall'ala a causa del cedimento degli ancoraggi del case contenente il motore stesso. (E' successo in passato). Può perdere l'intero blocco IMPENNAGGIO o parti di esso (è successo anche questo in passato). Quindi ci stai dicendo che potrebbe essere saltata 1 ala?
Diciamo che la prima virata ed il rollio successivo sarebbero coerenti con uno scenario del genere. Posizionatevi sempre in cima all'impennaggio ed immaginate il distacco dell'intera ala destra. L'ala sinistra punta verso il basso. I piloti provano a stabilizzare l'aereo ma non vi riescono. L'aereo si avvita sul suo lato debole e viene giù quasi come un mattone. Inoltre sappiamo che il motore sinistro dell'A320 è il motore preposto all'alimentazione dell'avionica, tra cui dunque, anche il sistema di trasponder utilizzato dall'aereo per comunicare sui radar delle torri di controllo, la propria posizione, la propria velocità e la propria altimetria. Saltato quello, niente più segnali di alcun genere su alcun radar. L'aereo, in gergo tecnico, va in modalità "lost in the echo".
Ad uno scenario del genere attribuirei un 35% di probabilità.
d) Nel forum di Airliners.net ha preso piede l'ipotesi dell'incendio a bordo che avrebbe potuto creare quella palla di fuoco di cui hanno parlato i capitani delle imbarcazioni presenti nell'aerea in cui l'aereo è volato nei suoi ultimi istanti di vita. Vi linko la quarta parte della discussione in cui si discute dell'autocombustione di una batteria a litio di un computer sia all'interno dell'aerea passeggeri, sia all'interno del cockpit.
Quest'ultima sub-ipotesi, ossia fuoco all'interno del cockpit, potrebbe aver causato il ko dei sistemi di autopiloting che, disattivati in maniera improvvisa, avrebbero consegnato l'aereo nelle "mani" (cloche o joystick) dei piloti.
I quali però, potrebbero essere svenuti per l'esalazione dei fumi di combustione. Guardate questo video e rendetevi conto in quanto tempo, un ambiente ristretto può diventare totalmente ostile alla presenza umana, partendo proprio da un pc alimentato da batteria al litio.
L'ipotesi in questione, a mio parere, merita le stesse probabilità del distacco dell'ala. Dunque 35%.
e) L'ipotesi missile terra-area è anch'essa un ipotesi molto remota per motivi abbastanza semplici: sia l'Egitto che la Libia (volendo allargare il ventaglio di paesi in cui operano gruppi terroristici interessati ad un attentato del genere) non annoverano organizzazioni terroristiche o paramilitari in possesso di armamenti simili. Ammettendo pure che qualche missile possa essere stato trafugato, lanciarlo richiede un team di "esperti" capaci di farlo, un lanciatore e la sicura volontà di rivendicare un fatto simile attraverso i media come atto di propaganda. Fatto che al momento, come di contra accadde nel caso del Metrojet apparantemente venuto giù a causa di una lattina contenente esplosivo
messa a bordo dai terroristi (ipotesi che non trova comunque la convergenza di tutti gli esperti del settore), è accaduto nelle 48 ore successive al disastro.Diamo, comunque a questo scenario, un 5% di probabilità per chiudere il cerchio.
In chiusura, sento di dovervi spiegare il senso di questo post. Che risultino corrette o meno le mie argomentazioni, ho scritto queste righe perchè l'intera stampa italiana si è riversata sull'ipotesi bomba troppo troppo in fretta, in assenza di segnali quantomeno probabili.
Il recupero delle scatole nere ci dirà cosa è successo a bordo e che si riveli vera o meno l'ipotesi della bomba, ciò che è certo è che chi si è schierato in queste ore ad assoluto favore di quest'ipotesi, non ha fatto altro che scommettere ad occhi chiusi su di essa.
Alle vittime di questa tragedia, chiedo metafisicamente perdono per aver "giocato" sulle cause della loro morte. Spero di averlo fatto senza recare offesa.
E via...il 99% del mio audience si è andato a farsi benedire.... Non benedire in quel senso...Vabè lasciamo stare.
Poche ore fa il Parlamento italiano ha licenziato il DDL Cirinnà come legge di questo Stato. La copertura mediatica dedicata alle reazioni di quest'ultimo atto parlamentare in materia di estensione dei diritti, è stata dedicata perlopiù alle reazioni contrarie al DDL le quali hanno tuonato con i vari slogan del caso contro Renzi, la Cirinnà e chiunque sia stato coinvolto nel processo che ha portato il disegno di legge a diventare, da oggi, legge a tutti gli effetti.
C'è un aspetto delle reazioni contrarie al DDL di cui voglio parlarvi..
Nelle scorse settimane, come molti di voi già sapranno, si è costituito un "partito" chiamato "popolo della famiglia" (aka PDF) nato sull'onda del Family Day celebratosi a Roma qualche mese fa e che ha coinvolto qualche migliaio di persone e fortemente contrario al disegno di legge, tanto da chiedere oggi al Presidente della Repubblica Mattarella di non firmare la legge, "in quanto cattolico".
Capeggiati da super Marione Adinolfi, di cui abbiamo una diapositiva (cit.) mentre conclude il suo discorso al family day al grido di "Allah akbar" (satira! satira! satira!), codesto gruppo offre un approccio "cristiano" ai temi politici inerenti questioni morali, etiche e giuridiche.
In breve:
- via la legge sull'aborto
- via la legge sul divorzio
- obiettori di coscienza ad ogni angolo delle strade col compito di far rinsavire donne incinte e possibilmente anche spacciatori/consumatori di droghe.
- via i diritti civili
- 500 euro al mese ad ogni madre per non ho capito bene quanto tempo
Se vivessi in un mondo in cui la comunicazione è precisa, fattuale e poco incline al baiting di ogni sorta, non nutrirei alcun timore per la presenza di un partito del genere.
Il punto è che post-elezioni, finanche se sti pidieffini saranno stati 4 gatti, grazie a qualche titolone o a qualche talk show televisivo da 4 soldi, passerà il messaggio che gli unici cristiani in politica sono loro e che dunque i loro ideali che cercano di politicizzare sottoponendosi al voto, sono il braccio "armato" della religione che incarnano.
E questo mi tilta...
Mi tilta perchè, contrariamente a quanto si possa pensare, tutto sommato credo di essere de facto un buon cattolico.
Non vado a messa tutte le domeniche, spesso non vado nemmeno nelle domeniche "clou", non conosco bene i testi sacri, non ho la fede che il parroco mi chiede, ma ogni santo giorno, ogni santissimo giorno, cerco di far qualcosa per il bene del prossimo e per il bene di questo pianeta.
Non voglio scendere nei particolari delle iniziative che sposo in parole ma soprattutto gesti, ma posso essere fiero di tutte le volte in cui, pensandoci, ai miei gesti corrisponde proprio quell'atto di buon senso, di condivisione, di miglioramento della condizione altrui in qualunque modo, che secondo me rappresenta il nocciolo della religione cattolica.
Agire in questo modo significa avere profondo rispetto per il prossimo. Il che passa attraverso il riconoscimento delle libertà individuali. Mi ritengo un buon cattolico SE NON TI NEGO la possibilità di chiudere con un matrimonio divenuto insensato e trovare un nuovo amore, di non mettere al mondo un bambino al quale non potresti dare il minimo delle possibilità, di evitare ai tuoi cari anni di inutili attenzioni se dopo un incidente di qualunque sorta ti ritrovi in un letto in condizioni di vegetale o se in una persona del tuo stesso sesso trovi la tua anima gemella.
Non credo di sbagliare in questo tipo di approccio. Perchè le mie non sono posizioni a favore o contro le singole questioni. Io lascio che sia tu a scegliere con quali regole giocare la tua vita. Chi sono io per dirti che la mia visione è quella corretta. Chi sei tu per dirmi che la mia visione è quella sbagliata.
L'avvento di un movimento come il PDF, purtroppo, ha segnato in Italia la nascita di un dibattito in cui le posizioni potrebbero essere riassunte con dichiarazioni del tipo "ciò che Dio realmente dice è a b c", osteggiate da altre dichiarazioni del tipo "No, Dio dice d e f". L'aspetto di dottrina morale che tutto sommato poi è la religione stessa, andrà a farsi benedire trovando il 99% del mio audience andato via in apertura di post. E con esso assisterà allo show pensando al fatto che non serve poi così molto per far si che i soggetti della seguente foto, in realtà, rappresentino lo stesso male.
I fatti accaduti oggi hanno dato il là al solito giro di opinioni da talk show. Nulla di nuovo sotto il sole, se non la riconferma che solo in pochissimi spazi televisivi c'è vero approfondimento politico, mentre altri si confermano carrozzoni insopportabili a cui partecipano tutte le decine di persone smaniose di tirare acqua al proprio mulino, cercando agganci astrusi con i fatti di giornata, tristemente bramosi di raggiungere una posizione sociale o politica migliore rispetto a quella attuale.
In breve: viva Mentana e che Dio ci salvi da tutto il resto dei talk show.
Detta questa cosa doverosa a mio avviso, ciò che mi è passato per la testa nelle ore in cui tramite lo speciale di Mentana guardavo i video degli attimi di Bruxelles, è che i sistemi di sicurezza europei stanno reagendo con tempi di ordini di grandezza infinitamente maggiori rispetto a quelli dei terroristi che seminano morte tra le nostre strade.
Mi spiego: se dovesse essere confermata la tesi secondo la quale gli attentati sono stati compiuti come rappresaglia circa le operazioni che hanno portato alla cattura di Salah-coso, vuol dire che la rete terroristica jihadista è in grado di mobilitarsi, armarsi e schierarsi in poco più di 72 ore.
Tempi così ristretti presuppongono che la rete terroristica abbia già portato a termine la fase di individuamento dei luoghi sensibili e delle relative falle di sicurezza.
I jihadisti dunque potrebbero aver già mappato i nostri obiettivi sensibili avendo dalla loro la possibilità di attaccare o meno uno di questi sulla base delle nostre risposte in termini di sicurezza, dislocate a seguito di questi attentati.
Questo elemento, diciamoci la verità, potrebbe già tenerci in situazione di scacco. Nelle loro teste il monumento X, l'evento Y, il personaggio Z potrebbe già essere stato incluso tra i fatti neri portati a segno in Europa, semplicemente perchè è già chiaro come attaccare senza che nessuno possa accorgersi del piano criminale o valutare un intensificamento delle misure di sicurezza.
Immaginate un elefante (l'Europa) contro un giaguaro (i kamikadze jihadisti). Ciò che entrambi i contendenti hanno a disposizione è la capacità di infliggere danni seri al loro avversario, l'uno grazie alla sua stazza, l'altro grazie alle sue fauci in grado di sbranare qualunque essere vivente lasciandogli pochi margine di fuga.
I motivi per cui in un combattimento del genere il giaguaro sarà sempre favorito sono l'agilità di spostamento e la velocità. Difronte ad una zampa d'elefante che si alza e che lentamente si muove in avanti e cerca di schiacciare il nemico, c'è un essere vivente in grado di scansare quell'attacco e sfruttare il non-equilibrio di qualche secondo dell'elefante, a proprio vantaggio per portare danni irreparabili all'elefante stesso.
L'Europa è l'elefante che mentre cerca di schiacciare i jihadisti cercando di attuare nuovi piani di sicurezza o mettendo su finte-nuove-pseudo reti di intelligence, si espone alla capacità di qualche decina di giaguari che in meno di 72 ore riescono a farla cadere nel panico e nello sconforto difronte all'ennesimo atto di terrorismo.
Di guerre in cui il contendente meglio armato è tornato a casa con le pive nel sacco, sono pieni i libri di storia dello scorso secolo. Forse è proprio sulla base della continua verifica della tesi per cui non è importante la dimensione del martello ma la maestria di chi lo utilizza, che oggi non lasciamo più che si occluda la vena con conseguenti azioni di scarponi sul terreno.
Il punto è che forse siamo giunti ad una conclusione corretta (evitare azioni di guerra old-style) attraverso la strada sbagliata e che dunque le contromisure che mettiamo in campo e che crediamo possano annientare il nostro nemico, non siano nient'altro che conclusioni sbagliate frutto di ragionamenti basati su ipotesi non corrette.
L'Europa dei prossimi mesi dovrà risolvere il problema dei tempi di reazione se vorrà uscire da queste situazione di scacco in cui chi combatte è troppo più veloce e cosciente delle debolezze del suo avversario. Riuscire in questa impresa è un obbligo. Farcela, vista l'attuale frammentazione politica dell'Unione, è ahimè tutt'altro che facile...
lunedì 21 marzo 2016
Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per mezzo pane Che muore per un sì o per un no.
Questo post è frutto della puntata di ieri sera di Gazebo. Il programma di Rai 3 condotto da Diego Bianchi per cui forse ha ancora un senso pagare il canone Rai.
Per spiegarvi in breve cosa mi passa per la testa potrei servirmi di sole 5 parole: NON HA ALCUN FOTTUTO SENSO.
Quelle che vedete sono foto che immortalano il tentativo di qualche migliaio di profughi siriani in fuga dalla guerra, di aggirare il blocco della frontiera tra Grecia e Macedonia, su quella che è ormai divenuta nota come "rotta balcanica" e che nelle scorse settimane ha permesso a migliaia di loro connazionali di lasciare la Siria alla ricerca di un luogo migliore dove vivere in pace.
Il tentativo, rivelatosi poi vano, consisteva nell'attraversare un fiume vicino al "campo profughi" alle porte di Idomeni, per proseguire il cammino alla volta dell'Europa attraverso un valico di montagna sprovvisto di reti metalliche e filo spinato, che avrebbe permesso loro di aggirare la scellerata politica macedone di tenere le frontiere chiuse in cambio chissà di qualche miliardo di euro da parte dell'Unione Europea.
Queste immagini mi colpiscono per due motivi.
Il primo è il coraggio. So che in situazioni di difficoltà spesso la mente umana supera barriere impensabili fino a quel momento, compiendo gesti di portata eroica.
Ecco, quando guardo queste immagini, penso a che genere di coraggio ci voglia per superare l'assurdità del pensiero di un viaggio di migliaia di km a piedi, dalla Siria alla Germania (almeno) da compiere nella quasi più totale povertà di mezzi e risorse, con la possibilità che intoppi come questo della chiusura delle frontiere, possano costringerti a giorni, settimane, mesi in posti come il campo profughi di Idomeni, dove potresti ritrovarti a dormire nel fango in 4-5-6 all'interno di una tenda per 2 persone, con l'acqua di una primavera che non vuole arrivare, che bagna il tuo corpo per tutta la giornata e con pasti limitati ad un po' di questo o un po' di quello donato da associazioni internazionali organizzatesi sul posto alla bene e meglio e sicuramente inadeguate per le migliaia di profughi ormai impantanati in quella tappa del viaggio.
Provo a pormi nei panni di questi EROI (e mai termine fu più azzeccato) che nonostante tutte queste prospettive nefaste si mettono in cammino.
Certo, dove vivi c'è una guerra e se
non scappi rischi di finire nelle mani dell'Isis
o di morire sotto i bombardamenti di non ben precisate coalizioni, o di beccarti una pallottola mentre cerci di uscire per raggiungere il forno della città per portare a casa un po' di pane. Ma anche difronte a ciò devi avere un coraggio assurdo per intraprendere questo viaggio.
La seconda cosa che mi colpisce sono i volti di questi bambini. Nella puntata che vi ho linkato avete avuto modo di vedere come essere bambini, forse, ha qualche vantaggio se ci si ritrova imbarcati in questo esodo dai contorni epici. La mente di un bambino non vede la maggior parte delle difficoltà di questo viaggio e riesce a sorridere di un pallone giocato in un campo, tra fango e freddo, o di una pozzanghera nella quale lanciarsi senza paura di sporcare scarpe, pantalone o maglia.
Ma un bambino è in grado di percepire la paura e la tensione. E quando tuo papà ti tiene col braccio destro, mentre con il sinistro da la mano alla tua sorellina che attraversa il fiume piangendo, non credo che ci sia età che tenga difronte ad una tensione del genere.
Sempre guardando queste foto penso al fatto che con assoluta certezza, in quei fagotti sono avvolti i futuri medici europei che cureranno la mia generazione ormai composta da 50-60enni,
di avvocati che ci assisteranno nelle beghe condominiali, ingegneri o architetti ai quali ci affideremo per ristrutturare casa o progettare la veranda del balcone. Ragazzi figli di un esodo, cresciuti nel fango, nati in tempo di guerra, venuti su con un pezzo di pane il cui destino probabilmente è stato deciso da un si o un no di uno stato.
Una generazione di Erasmus forzato. Diversa da quella delle vite spezzate nell'incidente di ieri in Spagna, non per condizioni economiche ma per scelte politiche. Scelte di un unione che incentiva l'interculturalità tra paesi aderenti e che manda i suoi figli a studiare in giro per le grandi città europee, ma che non riesce a far fronte ad un esodo pari allo 0.2% della propria popolazione, che scappa da luoghi in cui esiste una guerra perchè quando avremmo potuto intervenire politicamente, abbiamo scelto di girarci dall'altra parte, sperando che il nostro alleato oltreoceano sistemasse le beghe dell'appartamento affianco al nostro, sulla via del mondo.
Difronte a queste immagini mi piange il cuore e mi domando perchè se non politicamente, non si intervenga con maggiore efficacia sui luoghi simbolo di questo esodo, cercando di assistere come solo un stato o un insieme di stati può fare, quel fagotto di topolina che contiene il medico, l'avvocato, l'architetto o l'ingegnere del futuro di cui certamente ci serviremo quando ne avremo bisogno.
Lo scenario che sto per proporvi è del tutto inventato. I protagonisti sono frutto della mia fantasia. Nascono e muoiono per testare forza e debolezza delle varie tesi in campo.
-Aeroporto Internazionale Leonardo da Vinci.
Una piccola folla di persone si è accalcata nei pressi della balaustra posta qualche metro prima delle grandi porte automatiche che da un momento all'altro dovrebbero aprirsi, consegnando i passeggeri del volo DL 1459 proveniente da Toronto, al libero suolo italiano.
Ci sono parenti che aspettano i loro cari e tassisti pronti a proporre i loro servizi (più o meno legali) agli sbarcati. Ma i più vicini alla balaustra, sono un gruppo di ragazzi capeggiati da un Senatore della Repubblica italiana che in mano ha un megafono e che mentre aizza i suoi seguaci scandendo i motivi di quel sit-in, viene guardato a vista da un gruppetto di poliziotti, allertati dal Senatore stesso, presenti per evitare che accada qualcosa di spiacevole.
Uno di questi ragazzi imbraccia un cartello che recita "2 padri non fanno 1 mamma".
Il megafono fa il suo lavoro ed amplifica le parole del Senatore. L'aria è tesa e tutti aspettano che le porte automatiche degli Arrivi internazionali, si aprano.
Una signora anziana con i capelli integralmente bianchi, apre le danze. Il megafono registra una pausa di amplificazione. Il Senatore interrompe il suo effluvio di parole per quella frazione di secondo necessaria per capire chi fosse la prima sbarcata del volo DL 1459. Poi però i cori riprendono. Non è lei che stanno aspettando.
L'arrivo alla spicciolata di altri passeggeri, convince il Senatore ed i suoi seguaci, che non è il caso di incartarsi nei cori cercando di urlare mentre con gli occhi si cerca un obiettivo. Meglio essere lì ed essere pronti per il momento esatto in cui dalle porte degli Arrivi uscirà....Giulio.
Un uomo dai capelli neri tiene in una mano la parte smontabile di una carrozzina "inglesina", e nell'altra una grande valigia trolley. E' Giulio!
Giulio rivolge lo sguardo verso la porta e sa che dietro di essa troverà ad attenderlo Flavio, suo compagno di vita da innumerevoli anni, la sua famiglia, ed il Senatore con i suoi seguaci.
Della "rumorosa" presenza è già stato avvertito, ma in quel preciso instante i suoi pensieri sono soltanto due. Alessandra che dorme nella sua culla, e la porta automatica, che si augura non faccia alcun passo falso. Se andasse in tilt potrebbe colpire la culla e....
Giulio ha pensato a questa evenienza ed ha deciso di varcare la porta allineato con altre persone, affinchè la culla sia "scudata". Il gesto non è da manuale di buone maniere, ma per una volta il fine giustifica i mezzi.
Una voce parte all'attacco per prima, anticipando di qualche decimo di secondo quelle delle altre persone ammassatesi verso la balaustra. Giulio è stato "spottato". Verso di lui e verso Alessandra, partono i cori già scanditi nei minuti precedenti. Il cartello si alza in cielo più di prima e con più convinzione. Qualcuno devia dalle rime scandite dal gruppetto e grida "porco bastardo".
La situazione è incandescente e la Polizia non può far altro che intervenire, creando un cordone tra i cari di Giulio ed Alessandra, e la folla inviperita nei loro confronti.
17 mesi prima, Giulio ed Helene, impiegata in una banca commerciale di Toronto, hanno già stabilito tutti i termini del loro accordo. Giulio ed Helene avranno una serie di rapporti sessuali che faranno si che Helene resti incinta. Helene, attivista del "movimento arcobaleno" canadese, partorirà Alessandra per Giulio e rinuncerà volontariamente e gratuitamente ad ogni diritto di maternità su Alessandra stessa. Giulio, dal canto suo, si occuperà delle spese mediche relative al parto e delle pratiche canadesi ed italiane necessarie per rientrare legalmente ed in sicurezza, con sua figlia Alessandra, in Italia, non appena i medici daranno l'ok congiunto per il volo e per lo stato di salute post-parto di Helene.
8 mesi dopo la sua nascita, Alessandra ha volato per la prima volta ed è sbarcata a Roma Fiumicino come cittadina canadese.
Giulio ed Alessandra sono padre e figlia in Canada. In Italia anche ma le cose non sono normate in maniera chiara e proprio in quei giorni il Parlamento si sta occupando con affanno di alcuni questioni che regolano l'unione omosessuale. Nelle norme inserite nel pacchetto che dovrebbero regolamentare le unioni, ve ne sono alcune che interessano Alessandra da vicino. Alessandra è l'emblema della pratica che il Senatore ed i suoi seguaci, vorrebbero vietare e bandire in Italia, ricorrendo alla negazione del diritto di stepchild adoption, come disincentivo verso la pratica della maternità surrogata.
Alessandra cresce come una bambina qualunque. In casa regna un clima d'amore di due papà nei confronti della loro unica figlia. Alessandra vive in una normale famiglia. Ha 6 anni ed ignora completamente i motivi per cui la "sua" famiglia è "meno normale" rispetto a tutte le altre. L'applicazione sull'Ipad sul quale tappa è la stessa della sua compagna di banco. La sua Barbie è identica rispetto a quella di Francesca, altra sua compagna di classe. I suoi sogni, disegnati e colorati come fossero la sua firma sotto il tema appena scritto dal titolo "i miei sogni", appunto, sono simili a quelli di un'altra compagna di classe, che ad Alessandra piace poco per colpa di uno spintone preso qualche giorno prima all'entrata di scuola.
Sono le 13.10 ed all'uscita di scuola c'è nonna Maria. Nessuno dei suoi 2 babbo è venuta oggi a prenderla. La portiera della scuola ha riconosciuto la nonna e l'ha subito fatta accomodare nell'atrio in cui i bambini arrivano all'uscita dalle classi, per essere presi in sicurezza dai propri genitori.
La portiera conosce la situazione di papà Giulio. Gli ultimi cicli di chemio hanno costretto Flavio ad indicare sull'elenco di coloro che sono autorizzati a prelevare Alessandra, nonna Maria al posto di papà Giulio.
Fino a quel giorno però nonna Maria non è mai venuta a scuola. Per Alessandra, la presenza della nonna, è quasi una sorta di nuovo giocattolo da esibire alle sue amichette.
"Ti ho presa quel giorno a scuola e ti ho portata a casa mia. Tuo nonno passò l'intera mattinata a sbrigare le ultime pratiche rimaste "appese" per il funerale di tuo papà, concordato già qualche settimana prima. Avevamo già comprato il vestito che indossasti quel giorno e lo avevamo tenuto da parte, sapendo che di lì a poco sarebbe arrivato il momento di tirarlo fuori. Furono settimane terribili quelle e furono ancora più terribili quelle successive alla morte di tuo padre, in cui la posta in gioco fosti proprio tu....... Sono passati 12 anni da quel giorno e non abbiamo mai avuto modo di parlarne di persona. Oggi ho ritenuto giusto raccontarti come sono andate le cose, in quei giorni".
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In questi giorni l'Italia (anzi i suoi rappresentanti parlamentari) stanno decidendo il luogo in cui nonna Maria ed Alessandra, si sono appena raccontati il finale di questa storia.
Per alcuni questo dialogo dovrebbe avvenire in Canada, nazione della quale Alessandra è cittadina e nella quale Alessandra è tornata pochi mesi dopo la morte del suo papà biologico. La legge italiana non prevedeva la stepchild adoption ed in mancanza di figure riconosciute legalmente che potessero farsi carico della sua esistenza, Helene è stata chiamata a riaccogliere Alessandra nella sua vita in quanto madre biologica.
Per altri invece la questione morale termina di esistere quando la tecnica viene riconosciuta anche da 1 solo degli stati di questa terra, rendendo i casi di cui parliamo a parole, fatti veri e realmente esistenti. Carne viva, storie, vita. Per queste persone Flavio è il papà a tutti gli effetti di Alessandra, in quanto si è fatto carico della sua esistenza finchè ha potuto, prima che una legge cieca anteponesse una maggioranza numerica alla vita di tutti i giorni. Nonna Maria sta raccontando il finale di questa storia ad Alessandra nel salone dello studio di un notaio che sta per entrare e leggere ad Alessandra, un testo contente gli auguri per il suo 18esimo compleanno, dettati da suo papà poco prima di morire.
Ho sempre creduto di poter essere un buon cristiano (poco praticante e per nulla radicale) facendo del bene a chiunque in qualunque modo possibile. Dire NO al DDL Cirinnà significa tifare affinchè una barbaria vada in atto nei confronti di un altro essere umano, magari a noi sconosciuto, magari a noi lontano, ma pur sempre un essere umano. E questo stride totalmente con la mia definizione di "buon cristiano".